Giustizia, ok del Senato a riforma Csm con 173 sì e 37 no, è legge
Il Senato ha approvato la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm, confermando il testo Camera, che è dunque legge. I sì sono stati 173, i no 37, gli astenuti 16
È legge la riforma Cartabia sull’ordinamento giudiziario e le nuove modalità di elezione del CSM. Con 173 si e 37 no il provvedimento avuto il via libera definitivo dall’aula del Senato. Ad approvarla, pur ribadendo tutte le critiche espresse negli emendamenti presentati ieri in aula, anche la Lega. Mentre Italia Viva ha dichiarato con Matteo Renzi la sua astensione. Soddisfatta la ministra della Giustizia per l’approvazione che «consentirà l’imminente rinnovo del Consiglio superiore della magistratura con nuove regole affinché – ha detto – questa istituzione, presidio costituzionale e imprescindibile dei principi di autonomia e indipendenza dell’ordine giudiziario, possa, per riprendere proprio le parole del presidente Mattarella, svolgere appieno la funzione che gli è propria, valorizzando le indiscusse alte professionalità su cui la Magistratura può contare». Dai banchi del governo Renzi ha invece tuonato contro la riforma. Far «passare il messaggio che la vicenda Palamara si possa chiudere con un capro espiatorio è la negazione della giustizia». E ha aggiunto: «Quelle modalità con cui il Csm e il dottor Palamara hanno agito sono le stesse con cui si continua ad agire, in un rapporto costante tra politica e magistratura».
Ritorna nei ranghi invece la Lega che aveva gettato scompiglio nella maggioranza ripresentando in aula gli emendamenti in linea con i referendum. A partire da quello contro le misure cautelari per pericolo di reiterazione del reato. «È una riforma anacronistica perché sembra scritta prima dello scandalo Palamara», ha detto la responsabile giustizia Giulia Bongiorno. Denunciando il peggioramento delle degenerazioni del correntismo dei magistrati: «Prima se lo dicevano tra loro nelle chat, ora lo dicono pubblicamente. Sono uomini il loro cuore può battere per una parte. Ma quando entrano al Csm il cuore lo devono lasciare in uno zainetto di fuori», ha dichiarato, lamentando con la ministra, l’occasione persa per fare una riforma Costituzionale invece di «soli ritocchi».
Esulta il pd che era arrivato, con Enrico Letta, a chiedere la fiducia sul provvedimento.«Eravamo ossessionati dal rischio dell’affossamento di questa che è la terza riforma della giustizia che fa questo Parlamento», ha evidenziato la responsabile giustizia del pd, Anna Rossomando.«Un altro tassello nel quadro delle riforme», ha aggiunto la capogruppo del al Senato, Simona Malpezzi attaccando «l’atteggiamentonirresponsabile e confuso» della Lega.