Fabrizio Curcio torna alla guida della Protezione civile, Draghi sostituisce Angelo Borrelli
Il Consiglio dei ministri ha scelto nel pomeriggio, il premier Draghi e il sottosegretario Gabrielli vogliono un dipartimento nuovamente protagonista nella lotta alla pandemia.
ROMA – Il Consiglio dei ministri di oggi si è chiuso cambiando il vertice della Protezione civile: è stata reinsediato Fabrizio Curcio, al posto di Angelo Borrelli, il cui mandato era comunque in scadenza nel mese di marzo. Mario Draghi è intenzionato a rivedere l’assetto di un settore centrale nella battaglia pandemica: nel discorso d’insediamento, lo speech di “58 minuti” alla Camera, il presidente del Consiglio aveva sottolineato l’importanza della Protezione nella temperie epidemiologica.
Fabrizio Curcio, 55 anni, ingegnere, è stata capo del Dipartimento della Protezione dal 2015 al 2017, Governo Gentiloni, quando lasciò per ragioni di salute. Funzionario dei vigili del fuoco, nel 1997 intervenne sul terremoto dell’Umbria e delle Marche. E’ arrivato alla Protezione civile nel 2007, chiamato da Guido Bertolaso.
L’arrivo alla presidenza del Consiglio, come sottosegretario con delega ai Servizi, di Franco Gabrielli, capo della polizia italiana e, per quattro anni, della Protezione civile post-Bertolaso (e post-Berlusconi), ha accelerato le intenzioni di governo. Gabrielli crede in un Dipartimento centrale alla vita civile del Paese e ha chiaro come serva un forte raccordo tra la stessa Protezione, il Comitato tecnico scientifico – dove sono inseriti altri due uomini di cultura emergenziale, come Agostino Miozzo e Fabio Ciciliano – e la struttura che cura gli appalti e gli acquisti pubblici, oggi insediata nell’Invitalia di Domenico Arcuri, altro civil servant in discussione con il cambio di governo.
E’ stato lo stesso Borrelli, il 5 febbraio 2020, a insediare con decreto il Cts e a diventarne in qualche modo l’immagine pubblica grazie ai pomeriggi quotidiani del bollettino dei contagi, un impegno che ha causato una crisi d’immagine – l’ennesima – a una struttura abituata a un intervento attivo e spesso silenzioso.
In quella fase il Dipartimento di Protezione civile, come abbiamo raccontato nel longform “L’Ora zero”, pativa da una parte la sovraesposizione, dall’altra l’attribuzione di una serie di compiti in realtà più affini al ministero della Sanità e, ancora, gli incarichi per gli acquisti di mascherine che, di fronte a un’assenza di produzione nazionale e a un mercato mondiale durissimo, erano diventati un irrisolto assillo quotidiano.
Il Governo Conte manlevò Borrelli, che pure ha una formazione economico-contabile, da quest’ultimo compito chiamando Domenico Arcuri e affidandogli il ruolo di commissario per il reperimento dei dispositivi di protezione e medici necessari al momento. Arcuri, insediato nell’edificio cuore della Protezione civile, in Via Vitorchiano, fu sempre malsopportato dalla stuttura del Dipartimento. Borrelli, che sarebbe stato colpito dal Covid nella prima ondata, via via ha accettato un’uscita di scena della Protezione civile dalla battaglia contro il coronavirus, ritirata diventata chiara a partire dall’estate scorsa.
E’ stato Agostino Miozzo, coordinatore del Cts, cresciuto nella Protezione bertolasiana, un forte curriculum sulle emergenze internazionali, a segnalare più volte il bisogno della presenza del Dipartimento per ragioni logistiche, di pronto intervento. Borrelli, senza alcun mandato di governo, ha preferito mantenere attiva la struttura a livello regionale aiutando le amministrazioni locali che chiedevano un appoggio, ma oggi serve un nuovo protagonismo che molti non pensano l’attuale capo possa offrire.
Fonte: La Repubblica.it