Emorragia cervi, preoccupazione per gli allevamenti sardi
«È fondamentale istituire un cordone sanitario intorno alla zona infetta con controlli a tappeto sulle aziende dell’area, ma serve anche un controllo serrato in tutta l’Isola tra ungulati e animali d’allevamento indispensabile per avere un quadro reale della situazione». È quanto sollecita il presidente di Confagricoltura Sardegna, Paolo Mele, nel ricordare la pericolosa condizione che stanno attraversando migliaia di aziende zootecniche regionali a causa dell’individuazione in Sardegna del primo focolaio europeo del virus dell’Ehd, la malattia emorragica epizootica del cervo, patologia simile alla Blue tongue, che colpisce i ruminanti.
Individuato in Sardegna il primo focolaio europeo del virus dell’Ehd
«Sarebbe importante raccogliere più dati possibile dal selvatico con una serie di attività di sorveglianza passiva alla ricerca di carcasse da analizzare in laboratorio, da eseguire con il personale del Corpo forestale di Vigilanza ambientale e dell’Agenzia Forestas, nei macro-areali in cui si trovano cervi e daini, anche loro passibili di contagio» spiega chiedendo alla Regione di convocare un tavolo tecnico «con le organizzazioni di categoria agricola, le Asl territoriali, l’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna, le università dell’Isola e i numerosi centri di ricerca del resto del Paese. Un gabinetto di crisi regionale, insomma, che operi a stretto contatto con il ministero della Salute».
«In poche settimane siamo riusciti a collezionare tutte le peggiori emergenze di sanità animale dell’Ue: dal sierotipo 3 della Blue tongue nel comparto ovino, su cui non esistono vaccini, al primo caso di malattia emorragica del cervo in Europa, che porta anche al decesso dei bovini e in cui le pecore sono portatori del virus, passando per l’aviaria sbarcata nella colonia delle diverse specie di uccelli del parco cittadino di Monte Urpinu a Cagliari – osserva Mele – Un livello di allarme rosso che vede la Sardegna sotto la lente di ingrandimento della sanità animale internazionale. Un quadro potenzialmente devastante che rischia di mettere definitivamente a terra il comparto ovino e bovino».
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