Elogio di Keith Levene, aristocratico del dissenso sonoro
«Conosco solo quello che non mi piace», ha detto Keith Levene al Tomorrow Show di Tom Snyder nel 1980, dove i Public Image LTD erano stati invitati a parlare dei loro progetti. Incalzato (insieme a John Lydon) dal conduttore a parlare di qualcosa che gli piacesse nel mondo mettendo da parte il ruolo di bastian contrari, Levene a differenza del socio è impassibile. Dice poco, ma quello che dice buca lo schermo più velocemente di Lydon e della sua logorrea. E sebbene questa intervista sia una delle più iconiche del rock, nonché tra le più tese di sempre, Keith non alza mai il tono, non sembra mai sul punto di esplodere, anzi. In altre interviste con i PIL è chiarissima la tendenza alla rissa di Jah Wobble e Lydon. Lui no: non si scompone, è un vero e proprio principe del nichilismo, un aristocratico del dissenso. Il suo strumento di comunicazione è essenzialmente la chitarra, di cui ha rivoluzionato il linguaggio senza tanti proclami. Va dritto allo scopo verso un modo di cercare la verità attraverso un suono: e si
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