Dalla pandemia all’Ucraina, c’è sempre un dopo. Cristiano legge D’Ambrosio
Don Rocco D’Ambrosio, docente alla Gregoriana, da buon cattolico non ama Machiavelli. Non gli imputa di aver davvero sostenuto che il fine giustifica i mezzi, ma sa che le cose stanno grosso modo così e a un buon cattolico questo non può, o non dovrebbe, piacere. E D’Ambrosio lo dice subito. Non dice però, e questo interessa, che il vero merito di Machiavelli, non rilevato dai suoi sostenitori, sta altrove, e cioè nell’essere stato il primo pluralista. Machiavelli aveva scelto un modello, la Roma repubblicana, e lo sosteneva al di là dei confini dello spazio romano e del tempo mediterraneo, ma riconosceva che esisteva un altro modello possibile, un’altra cultura perseguibile: quella cristiana. Dunque il suo pluralismo era oggettivo, reale, e non può essere confuso con il solito biasimato relativismo. Il pluralismo, quello autentico quale era onestamente quello di Machiavelli, non ha nulla del relativismo, riconosce piuttosto che ci sono ordini diversi, opzioni diverse, non esiste una sola “ragione”. Ma le lodi per il Machiavelli non toccano mai questo punto, non riguardano la sua onestà pluralista, ma si
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