
Calenzano, il deposito Eni finisce sotto sequestro. L’ipotesi sulla causa dell’esplosione: «Lavori ai tubi durante il carico delle autobotti»
Un dipendente del deposito avrebbe notato un'anomalia pochi secondi prima dell'esplosione. Ha dato l'allarme ed è fuggito subito dopo, salvandosi
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Un dipendente del deposito avrebbe notato un’anomalia pochi secondi prima dell’esplosione. Ha dato l’allarme ed è fuggito subito dopo, salvandosi
Il deposito Eni di Calenzano è stato messo sotto sequestro dalla procura di Prato nell’ambito dell’inchiesta aperta in seguito alla violenta esplosione che il 9 dicembre ha squassato l’impianto uccidendo cinque persone. Il deposito è in queste ore oggetto di sopralluoghi per capire cosa abbia causato la deflagrazione nei pressi delle pensiline di rifornimento delle autobotti e per questo tutta l’attività di approvvigionamento, stoccaggio e distribuzione dei carburanti è stata interrotta. Prosegue, invece, quella di smaltimento delle acque potenzialmente inquinanti, come fatto sapere all’Ansa da una fonte vicina alle indagini.
Manutenzione straordinaria durante il carico
I primi rilievi mettono
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