Altro che merito. La scuola delle destre mina l’uguaglianza
A meno di un anno dal suo insediamento un governo non può certo fare miracoli, ma manifestare attraverso l’adozione di misure concrete quella che è la sua visione del Paese più o meno vicina ai proclami elettorali e ai punti programmatici stabiliti con gli alleati. L’innegabile consenso elettorale che ha visto il partito di Giorgia Meloni passare dall’isolamento dell’opposizione a essere il più votato alle passate elezioni politiche si è nutrito della rabbia e dello scontento di coloro che ritenevano possibile grazie alla “leader della Garbatella” una riduzione delle diseguaglianze sociali, cancro italiano. A partire dalla scuola, pilastro costituzionale di una socialità egualitaria, il governo Meloni ha ritenuto di alterarne la natura inclusiva cominciando dal nome e facendolo così diventare: Ministero dell’istruzione e del merito.
L’applicazione di una logica aziendalista alla scuola pubblica porta ad esasperare la competitività
L’applicazione di una logica aziendalista alla scuola pubblica, come hanno fatto caldamente notare i sindacati in accesa polemica con il governo stesso, mina la vocazione egualitaria della scuola che non coincide con un’azzeramento del merito, ma con la valorizzazione dei percorsi individuali
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