Sara Drago, e tu ce l’hai un agente?
Non ha mai pensato di prendere la laurea?
«Mi mancano troppi esami. Coltivo questa passione divorando libri».
A leggere il suo curriculum di passioni ne ha parecchie: dai dialetti alla ginnastica ritmica agonistica, dalla danza al canto, persino quello lirico e popolare.
«Con ordine: se per strada mi imbatto in una persona con un accento particolare o una voce caratteristica, cerco di imitarla, subito, ovunque mi trovi. Di nascosto, chiaramente. Anche i modi di camminare della gente mi affascinano. Ho praticato ginnastica ritmica fin da piccolissima, nella squadra del mio paese, la Ginnastica Muggiò 75, e l’ho insegnata per un po’. Il ballo è eredità dei miei genitori, che si scatenavano con il boogie-woogie, il liscio, il latino-americano… Sempre da loro ho assorbito l’amore per la musica e da autodidatta ho imparato a suonare
la chitarra».
Qualcuno ha scritto che non ci vuole niente a farsi bastare la vita, se hai la passione e un lavoro per spenderla. Quando il teatro ha cominciato a non bastarle più?
«Una sera, allo Stabile di Torino, è venuta a vedere lo spettacolo di Jurij Ferrini una sua amica, Cristina
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