Alexandra Kleeman, scrivere per fare disordine
Vorrei abitare nella testa di Alexandra Kleeman. Lo capisco mentre parliamo nella hall di un hotel a Milano Centrale, dopo che mi dice scherzando che «Los Angeles», il luogo in cui ha ambientato il suo ultimo romanzo, Qualcosa di nuovo sotto il sole, uscito a ottobre per Black Coffee, «è una persona che non è mai stata dall’analista», e prima che mi dica che nella sua testa le idee da mettere in un libro si muovono come fanno le placche tettoniche, incastrandosi una sopra l’altra, e che vede le cose e poi ne scrive. Il primo racconto pubblicato da Kleeman si chiamava “Fairy Tale”, parlava di una donna che vedeva apparire ogni giorno un uomo diverso, un uomo che diceva di essere il suo fidanzato, e poi uno di questi provava a ucciderla. Ora il racconto fa parte di Intuizioni, una raccolta di racconti surrealisti belli matti. La sua paura più grande è ripetersi, ed è per questo che, dopo il primo romanzo Il corpo che vuoi – su due coinquiline di nome A e B che non fanno altro
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