Da una dipendenza all’altra, Scholz si gioca tutto con Xi Jinping
Non è un caso se Olaf Scholz ha deciso di essere il primo leader occidentale a tornare in Cina dall’inizio della pandemia, programmando una visita a Xi Jinping con tutto il mondo industriale tedesco, come abbiamo scritto nei giorni scorsi su Formiche.net: “Fino ad oggi, la seconda economia globale ha rappresentato per l’industria tedesca una fonte di domanda primaria: componenti, tecnologia, motori. Il che garantiva alle imprese solide entrate”.
Ma ora Berlino è divisa su quale approccio avere nei confronti della Cina. Il governo di Scholz aveva promesso una linea dura contro Pechino, ma non è andata così. La guerra in Ucraina ha messo in luce la grande dipendenza decennale della Germania dal gas russo. Secondo il quotidiano Financial Times, gli analisti più pessimisti temono che i tedeschi potrebbero essere sul punto di pagare il conto per la sua dipendenza ancora più profonda dalla Cina, un Paese che è stato a lungo uno dei maggiori mercati per macchinari, prodotti chimici e automobili tedeschi.
Thomas Haldenwang, capo dell’intelligence interna della Germania, ha riassunto la preoccupazione in un’audizione al Bundestag il mese scorso. Per lui, la Cina rappresenta una minaccia molto maggiore per la sicurezza tedesca a lungo termine rispetto alla Russia: “La Russia è la tempesta […] La Cina è il cambiamento climatico”.
Un caso emblematico è la recente acquisizione da parte della compagnia di navigazione cinese Cosco di una partecipazione in un terminal container di Amburgo. Sei ministri tedeschi si sono espressi in disaccordo, ma l’affare si è comunque concluso, con l’insistenza di Scholz per arrivare ad un compromesso: Cosco avrebbe dovuto accontentarsi di una quota del 25%, piuttosto che del 35% inizialmente proposto.
Susanne Baumann, segretario di Stato tedesco, ha scritto una lettera al capo
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