“Io non mi sento italiano”: l’ultimo album di Giorgio Gaber, nato il 25 gennaio del 1939

Oggi, 25 gennaio,  ricorre l’anniversario della morte di Giorgio Gaber, uno dei cantautori più importanti del panorama musicale italiano.

Giorgio Gaber, pseudonimo di Giorgio Gaberščik (Milano, 25 gennaio 1939 – Montemagno di Camaiore, 1º gennaio 2003), chiamato anche Il Signor G dai suoi estimatori, è stato anche un chitarrista di valore, tra i primi interpreti del rock and roll italiano alla fine degli anni cinquanta; inoltre, fu autore e attore teatrale. È uno tra gli artisti con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con due Targhe e un Premio Tenco.

Giorgio Gaber

Dopo aver conseguito il diploma in ragioneria, frequenta la facoltà di Economia e Commercio alla Bocconi pagandosi gli studi con i guadagni provenienti dalle serate in cui suona al Santa Tecla, famoso locale milanese. Conoscerà qui Adriano Celentano, Enzo Jannacci e Mogol; quest’ultimo lo invita alla Ricordi per un’audizione: è lo stesso Ricordi a proporgli di incidere un disco.

Comincia una brillante carriera con “Ciao, ti dirò”, scritta con Luigi Tenco. E poi “Non arrossire”, “Le nostre serate”, “Le strade di notte”, “Il Riccardo”, “Trani a gogò”, “La ballata del Cerruti”, “Torpedo blu”, “Barbera e champagne”.

Nel 1965 sposa Ombretta Colli. Partecipa inoltre a quattro edizioni del Festival di Sanremo.

Fin dagli esordi della sua carriera, ha stupito per una grande personalità e presenza scenica. Dopo i brani spensierati del boom economico, con Sandro Luporini costruisce il Teatro Canzone.

I testi delle sue canzoni diventano allora più profondi, illuminanti, filosofici, ma piacevoli da ascoltare. Tra questi, I mostri che abbiamo dentro, un’analisi approfondita della società.

La libertà faceva invece parte dell’album “Far finta di essere sani” (1973): è un brano scritto per lo spettacolo teatrale “Dialogo tra un impiegato e un non so” ed è la canzone manifesto della poetica di Gaber, in quanto riassume il concetto delle sue canzoni, del suo modo di intendere la vita, la musica, la politica e il teatro. “La libertà è partecipazione” esprime con quattro semplici parole il significato di cosa sia la libertà per il signor G.: libertà è far parte di qualcosa.

Nelle canzoni di Giorgio Gaber, c’è sempre una forte analisi dell’uomo e un senso di introspezione.

“Io non mi sento italiano” è l’ultimo album di Giorgio Gaber che scrisse insieme a Sandro Luporini. Uscì postumo per poco dopo poche settimane dalla morte di Gaber avvenuta il giorno 1 gennaio del 2003, all’età di 63 anni, stroncato da una lunga malattia nella sua villa di Montemagno a Versilia, dove si era recato per trascorrere il Natale accanto alla moglie e alla figlia Dalia.

Chissà se oggi si sentirebbe italiano.

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