15 marzo: le Idi di marzo e il Cesaricidio
Questa è una data importante per la storia di Roma, infatti sappiamo dalle fonti storiche che oggi ricorre l’anniversario della uccisione di Giulio Cesare avvenuta appunto il 15 marzo del 44 a.C.. Ma la prima cosa che ci viene in mente è sapere perché questo giorno si chiama Idi.
Allora nell’ antico calendario romano, che in origine seguiva le fasi lunari, ogni mese iniziava con le calende che corrispondeva alla fase della luna nuova ed inoltre il nome calende derivava dal verbo calare cioè chiamare in quanto in questo giorno il sacerdote preposto a questo chiamava a raccolta i cittadini romani presso il Foro ed annunciava loro quali erano i giorni di quel mese che erano fasti oppure nefasti e quindi dava indicazioni su quali cose era possibile fare in determinati giorni oppure no.
Poi c’erano le none che corrispondevano alla fase del primo quarto di luna (mezza luna) ed erano chiamate none poiché da quel giorno si contavano nove giorni per arrivare alle idi. Infine c’erano le idi che corrispondevano alla fase della luna piena ed erano chiamate idi poiché il nome derivava da idus che a sua volta derivava dall’etrusco iduo che significava divido, in quanto divideva il mese a metà.
Il primo calendario venne creato da Romolo ed era di dieci mesi ed iniziava con il mese di Marzo ed era dedicato al dio Marte. L’anno Romuleo iniziava il 15 marzo ed era la festa di Anna Perenna. Colei che appunto apriva l’anno ed era molto venerata dai romani in quanto, come divinità agricolo pastorale, il suo culto era molto importante per proteggere il gregge ed assicurare raccolti abbondanti per tutto l’anno. In quel giorno si faceva grande festa in suo onore ed i cittadini romani lo festeggiavano andando a portare offerte alla dea presso il suo tempio e poi si recavano presso la riva del fiume e li facevano una specie di picnic con canti e balli, e si ubriacavano ed inoltre andavano a bagnarsi al fiume. Il tutto come buon auspicio per un anno prospero. Poi con il re Numa Pompilio ci fu la riforma del calendario che venne portato a dodici mesi, aggiungendo il mese di gennaio ed il mese di febbraio. Ogni mese era dedicato ad una divinità. Ad esempio Gennaio era dedicato al dio Giano e Febbraio alla dea Februa che era la divinità della purificazione.
Quindi seguiva Marzo dedicato al dio Marte, quindi Aprile il cui nome derivava dal latino aperire che significava aprire poiché in questo mese di schiudevano le piante ed i fiori. Poi veniva Maggio che derivava da Maius, il maschile di Maia, dea della fertilità,della terra e dell’abbondanza. Quindi veniva Giugno, dedicato a Giunone, dea del parto e del matrimonio. Poi c’era Luglio, derivante da Julius in quanto dedicato a Giulio Cesare. Questo mese prima della riforma di Cesare, che aveva introdotto l’anno bisestile, era chiamato Quintile poiché era il quinto in ordine quando i mesi dell’anno erano dieci. Poi il suo nome cambiò per volere di Marco Antonio che, in onore di Cesare, che era stato assassinato, volle dare il suo nome.
Il mese seguente fu Agosto che derivava da Augustus nome voluto da Ottaviano Augusto, il primo imperatore romano che sostituì il precedente nome del mese che era Sestile in quanto era il sesto mese dell’anno. I successivi mesi mantennero il loro nome originale September, October, November, December, cioè sette, otto, nove e dieci.
Cesare, nato nel 100 a.C., fu un grande condottiero e generale romano, vincitore di tante battaglie e conquiste. Egli conquistò l’intera Gallia e poi la Germania e la Britannia e le sue imprese furono da lui stesso descritte nei suoi Commentari.
Durante la sua campagna di conquista, Roma si arricchì notevolmente di terre conquistate e città depredate. Cesare riuscì a portare a Roma una immensa ricchezza, sia di terre che di beni preziosi e denaro. Però le sue imprese furono molto invise soprattutto dalle correnti oligarchiche del Senato le quali avevano timore che la grandezza di Cesare potesse portare una prevaricazione nei loro confronti. Il potere venne ripartito fra tre grandi personaggi che formarono il Primo Triumvirato, essi erano Cesare, Pompeo e Crasso i quali si spartirono il governo dell’ immenso impero. Crasso morì nella battaglia di Carre contro i Parti nel 53 a.C.. Dopo di ciò il Triumvirato si disgregò poiché Pompeo si era schierato a favore della fazione degli Optimates, cioè la parte aristocratica alla quale appartenevano tutti i senatori, mentre Cesare parteggiava per i Populares, cioè la parte popolare dei cittadini. Così nel 49 a.C., di ritorno dalla Gallia, con la nomina di dittatore egli varcò il Rubicone con la celebre frase “Alea iacta est” “Il dado è tratto” con l’intenzione di scontrarsi con le forze antagoniste dando inizio alla guerra civile. Così egli si scontrò con Pompeo nella battaglia di Farsalo nel 48 a.C., che venne sconfitto ma che riuscì a fuggire in Egitto, però trovò la morte presso la corte di Cleopatra.
Poi sconfisse anche gli altri Optimates, tra i quali Catone l’Uticense che venne sconfitto nel 46 a.C. e che si suicidò presso Utica in Africa. Poi ebbe altri scontri contro le truppe di Tito Labieno e Gneo Pompeo (figlio di Pompeo, colui che fu sconfitto a Farsalo) a Munda nel 45 a.C. da cui uscì vincitore. Egli, al rientro in patria, fu artefice di tante riforme e innovazioni anche nel campo militare e soprattutto nell’esercito. Inoltre fu anche artefice di varie costruzioni edili e fece innalzare diversi templi, nonché il Foro Giulio, la Curia Julia ove si riuniva il Senato, in sostituzione della vecchia Curia Ostilia risalente a Tullo Ostilio. Notevoli furono anche le riforme amministrative e concesse la cittadinanza romana agli abitanti della Gallia Cisalpina.
Riformò, come detto, il calendario che prese nome di Calendario Giuliano introdotto il primo gennaio del 45 a.C.. Purtroppo ben evidente era la sua intenzione di rovesciare la costituzione repubblicana dando quindi inizio al fomentare, da parte di appartenenti alla aristocrazia senatoria, ad una congiura per assassinarlo. Infatti i fautori principali della congiura furono Bruto e Cassio i quali agirono assieme ad altri cospiratori la mattina del 44 a.C. presso la Curia di Pompeo, oggi il luogo è ubicato dove si trova il Teatro Argentina, che è appunto in largo Argentina. Il dittatore trovò la morte sotto i colpi di pugnale dei congiurati. Ben 23 furono le pugnalate che ricevette, ma di queste solo una fu quella mortale che ricevette all’inguine. E a dargli l’estremo colpo mortale fu proprio Bruto, il suo figlio adottivo, sua madre era Servilia, sorellastra di Catone Uticense ed ex amante di Cesare.
Per ironia della sorte nel testamento di Cesare, Bruto sarebbe stato nominato erede dei suoi beni in sostituzione di Ottavio suo figlio adottivo nel caso che questi non fosse stato disponibile, ma che poi quest’ultimo divenne suo successore e primo imperatore con il nome di Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto.