Vi spiego perché il Cts non ha le competenze necessarie per combattere la pandemia

Sergio Pistoi, biologo molecolare e giornalista scientifico, ci racconta cosa manca al Comitato Tecnico Scientifico rispetto agli enti che sono in funzione per l’emergenza coronavirus negli altri paesi e perché tutto questo rischia di portare a prendere decisioni sbagliate in molti campi in cui mancano le competenze necessarie sul fronte dell’emergenza.
Sergio Pistoi, biologo molecolare e giornalista scientifico freelance, che lavora per Nature, Science e Scientific American che lavora anche a un progetto di ricerca europeo per i test rapidi sul coronavirus, ha scritto nel febbraio scorso un articolo su Nature Italy per analizzare la composizione e le competenze del vecchio Comitato Tecnico Scientifico, e ha raccontato come una serie di decisioni prese dal CTS nel corso dell’ultimo anno abbiano lasciato perplessi gli esperti italiani.

“Vi spiego perché il Cts non ha le competenze necessarie per combattere la pandemia”

Per esempio il vecchio comitato contare su figure di livello mondiale in pneumologia, malattie infettive, gerontologia ed epidemiologia, ma era a corto di figure in aree critiche di competenza come diagnostica molecolare, virologia molecolare e high-throughput screening. E ancora: meno della metà dei suoi membri attuali erano nominati sulla base del curriculum; gli altri erano direttori di istituzioni sanitarie, nominati nel Cts ex officio. Soltanto due membri avevano una comprovata esperienza in biotecnologia, ma in campi non legati alle malattie infettive. Questo ha portato il Comitato a fornire pareri, come quello sulle scuole aperte o chiuse, senza avere le necessarie competenze al suo interno per farlo. Nell’articolo su Nature Italy Pistoi ha fatto notare che i comitati sono chiamati a indicare strategie di alto livello e linee guida, il CTS deve a volte occuparsi di dettagli che andrebbero di regola gestiti da sottocommissioni o da altri organismi: “I verbali degli incontri del CTS (tutti secretati fino a settembre, e attualmente pubblicati 45 giorni dopo ciascuna riunione) riportano molte discussioni sulle procedure di sicurezza per gli eventi sportivi, o sulla scelta di specifici guanti e mascherine. In un incontro ad agosto, i membri hanno speso tempo a chiarire il concetto di “monodose” nelle mense scolastiche, per poi passare a discutere un protocollo dettagliato sulla sicurezza per i cori delle chiese”.
E ora che il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio su input del governo Draghi ha cambiato molti componenti del Cts e ne ha ridotto il numero è cambiato qualcosa? “Per me nulla. Non vedo una vera discontinuità tra il vecchio e il nuovo: i problemi rimangono gli stessi. Primo, è assente la competenza nei test molecolari: non c’è nessuno che abbia una working knowledge del testing e delle strategie. Questo mi conferma l’idea che per i decisori italiani i test non sono prioritari. Eppure la campagna vaccinale durerà qualche mese, adesso dobbiamo difenderci: rinunciare ai test è un suicidio, tanto più che in questo momento ci sono nuove opportunità come i test salivari che funzionano benissimo, vengono implementati negli altri paesi ma non in Italia. Secondo: il metodo di cooptazione all’interno del Comitato, che non sembra direttamente legato alla competenza nelle materie specifiche ma a logiche incomprensibili”. Come nel caso di Alberto Gerli“Quello è la punta di un iceberg, è paradigmatico di come funziona dalle nostre parti. Una persona viene cooptata in base a criteri incomprensibili, poi siccome la sua nomina viene criticata allora si fa marcia indietro. Anche quello è indicativo: perché lui e non altri?”.
Di Gerli è stata negata la vicinanza alla Lega e Salvini ha minacciato querele. “Sì, ma la protesta è partita proprio perché si parlava della sua contiguità. Non ho visto la stessa attenzione verso altre figure, anche nel vecchio comitato. C’è un sistema che è sbagliato a prescindere dalle competenze, visto che ci sono persone che meritano di stare in un comitato. Ma se guardi la composizione degli analoghi organismi in Francia, Germania, Regno Unito noti che c’è una grandissima varietà di competenze che toccano perfino ambiti come la pedagogia. Si capisce che c’è gente cooptata in base a quello che sa. Da noi non sempre. E all’estero si fa attenzione ad avere il range di competenze necessario: in Gran Bretagna il comitato per le emergenze esiste a prescindere ed è stato potenziato per il coronavirus. Ci sono sub committee specializzati in un determinato campo. Da noi no”.

I comitati degli altri paesi e quello italiano

Eppure anche quella di Fauci in Usa è stata una nomina politica. È normale che i politici portino persone di fiducia nei comitati. “Sì, ma Fauci è stato il baluardo della ragionevolezza contro il presidente degli Stati Uniti Trump”. Tanto che TheDonald voleva farlo fuori… “Esatto, ma non ci è riuscito perché l’opinione pubblica si sarebbe rivoltata. La differenza con l’Italia è che nominati o meno, non si capisce mai quale sia il rapporto di causa ed effetto nelle decisioni. Prendiamo l’esempio delle scuole: dopo che la ministra si era espressa, il Cts ha detto che le scuole andavano aperte. Poi è cambiato il governo e il Cts ha cambiato idea”. Pistoi racconta che quando in un sottocomitato del Regno Unito si è presentato un inviato del ministero della Sanità come osservatore, i componenti hanno minacciato le dimissioni: “Da noi invece il contrario è la normalità”.
Ma anche il presidente e il direttore generale di Aifa sono nominati dalla politica, ma questo non significa che non debbano essere indipendenti: è chiaro che devono essere indipendenti, e lo sono per legge  perché l’indipendenza  è il pilastro su sui si fondano le agenzie regolatorie del farmaco. “Ma se Magrini dice che ha sospeso AstraZeneca per una decisione politica…”. Però ha successivamente corretto il tiro… “Mi pare il minimo. Come fai a dire che si tratta di una decisione politica? Se è così, significa che è collassato il sistema regolatorio farmaceutico del paese. Il fatto che questo sia passato in cavalleria lo trovo inquietante”.
Eppure non sembra che la comunità scientifica abbia protestato a gran voce contro la composizione del Cts… “Questo accade perché pochi hanno il coraggio di dire la sua on the record per paura di ripercussioni sulla propria carriera”. Infatti attualmente nel Cts c’è chi ha detto che l’emergenza coronavirus era finita e che le mascherine non sarebbero più servite. “È chiaro che c’è timore nella comunità accademica ad andare contro certi personaggi. Io credo che la cooptazione segua criteri incomprensibili. È sconcertante che dopo la brutta figura di Aifa, forse la peggiore nella sua storia, nella comunicazione riguardo AstraZeneca il suo presidente Palù sia entrato nel Cts. Il sistema con cui si scelgono esperti e consulenti che siedono nella stanza dei bottoni andrebbe sicuramente chiarito. E tutto andrebbe reso decisamente più trasparente. Basta guardare come e quando vengono pubblicati i verbali del CTS- in ritardo di settimane, pieni di omissis e in formato immagine, quindi non indicizzabile,  rispetto agli analoghi di altri paesi, disponibili da subito sul sito e in versione indicizzabile. Anche piccoli dettagli tecnici fanno una grande differenza in termini di accountability”.
Fonte:  Today.it

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