Trivelle e gas, il governo Meloni alla prova del Nimby amico. Scrive Cianciotta
Il Nimby non ha colore politico. Per decenni il civismo e l’ambientalismo, anche di matrice ideologica, hanno ispirato l’avversione alle infrastrutture di molti amministratori regionali e locali di centrosinistra.
Il Nimby di centrodestra esisteva, ma era soprattutto confinato nelle pieghe delle amministrazioni locali, perché era più evidente il no del centrosinistra, soprattutto nelle battaglie condotte dai presidenti delle Regioni Puglia e Campania contro le trivelle, che avevano un preciso destinatario: Matteo Renzi. Il no degli amministratori di centrodestra, infatti, non faceva notizia perché negli anni della presidenza di Renzi e negli ultimi conflittuali mesi determinati dalla battaglia sul referendum, a tenere banco era la lotta di potere dentro al Partito democratico e le opposizioni dei territori alle trivelle, al Tap, erano in fondo questioni esclusivamente politiche che afferivano al centrosinistra.
L’opposizione del Movimento 5 Stelle a eventi come l’Expo a Milano o le Olimpiadi di Roma, o alle stesse Tav e Tap, o agli investimenti di Eni, Terna e Snam, costituiva la naturale prosecuzione della critica dei grillini ai fenomeni della corruzione e al giustizialismo, temi che
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