Soldi in cambio di dati. L’offerta che le tech cinesi non possono rifiutare

Niente è gratis, tantomeno il denaro. E in Cina, ai tempi della grande retromarcia del governo sui finanziamenti all’industria tecnologica, in cambio del sostegno al comparto tech, fino all’altro ieri sotto attacco delle autorità centrali, Pechino chiede di mettere le mani nel vaso dei dati in possesso dei giganti della rete e del web. Come […]

Niente è gratis, tantomeno il denaro. E in Cina, ai tempi della grande retromarcia del governo sui finanziamenti all’industria tecnologica, in cambio del sostegno al comparto tech, fino all’altro ieri sotto attacco delle autorità centrali, Pechino chiede di mettere le mani nel vaso dei dati in possesso dei giganti della rete e del web.

Come raccontato da questa testata, in Cina dopo tre anni di demolizione sistematica dell’industria tech, è arrivato il tempo del revisionismo anche per Xi Jinping. Forse convinto dal fatto che il mattone è miseramente crollato (proprio in questi giorni le banche creditrici di Evergrande sono tornare a richiedere il rientro dei prestiti, spingendo il gigante dell’immobiliare ancora verso il default, tecnicamente già in essere), pur valendo il 30% del Pil. Oppure, dalla consapevolezza che non c’è crescita senza una solida industria innovativa.

Se ne sono accorti anche dalle parti di Standard&Poor’s, tanto da mettere nero su bianco in un report che sì, la Cina ha intenzione di puntare di nuovo forte sull’industria tech, tanto da chiedere alle banche di aumentare i flussi di


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