Shein nel mirino per le accuse di lavoro forzato nello Xinjiang: risposte evasive al Parlamento britannico

Shein, il colosso della fast fashion cinese, è stato oggetto di dure critiche da parte dei parlamentari britannici, soprattutto per il suo atteggiamento evasivo sulle condizioni di lavoro forzato nella regione dello Xinjiang, in Cina. Durante una sessione alla Commissione per gli Affari e il Commercio del Parlamento, Yinan Zhu, il consigliere generale di Shein...

Shein ha replicato evasivamente alle critiche dei parlamentari britannici sulle condizioni di lavoro forzato nello Xinjiang, non fornendo risposte concrete

@Reuters

Shein, il colosso della fast fashion cinese, è stato oggetto di dure critiche da parte dei parlamentari britannici, soprattutto per il suo atteggiamento evasivo sulle condizioni di lavoro forzato nella regione dello Xinjiang, in Cina.

Durante una sessione alla Commissione per gli Affari e il Commercio del Parlamento, Yinan Zhu, il consigliere generale di Shein a Londra, è stata messa sotto pressione riguardo l’uso di cotone proveniente da quella regione, dove le autorità cinesi sono accusate di costringere la popolazione uigura a lavori forzati.

Tuttavia la Zhu ha ripetutamente rifiutato di rispondere a domande dirette, affermando di non essere in grado di fornire informazioni operative dettagliate e promettendo di scrivere nuovamente alla commissione in un secondo momento.

Trasparenza e credibilità messe in dubbio

Il rifiuto di Shein di rispondere ha suscitato l’indignazione dei parlamentari, in particolare del presidente della commissione, Liam Byrne, che ha accusato l’azienda di “disprezzo” per le istituzioni parlamentari. Il deputato liberaldemocratico


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