
Rinnovabili in Sardegna, facciamo il punto (al di là della crisi normativa)
La Sardegna si trova oggi di fronte a un bivio cruciale per il proprio futuro energetico e industriale. Nonostante le recenti turbolenze giudiziarie, un nuovo studio scientifico delinea un percorso che potrebbe trasformare l’isola in un vero e proprio laboratorio d’avanguardia per la transizione energetica, capace di coniugare sostenibilità ambientale e sviluppo economico. La fine...
La Sardegna si trova oggi di fronte a un bivio cruciale per il proprio futuro energetico e industriale. Nonostante le recenti turbolenze giudiziarie, un nuovo studio scientifico delinea un percorso che potrebbe trasformare l’isola in un vero e proprio laboratorio d’avanguardia per la transizione energetica, capace di coniugare sostenibilità ambientale e sviluppo economico.
La fine del “modello sardo” delle aree idonee
Nel dicembre 2024 la Regione Sardegna ha approvato la legge regionale n. 20/2024 (detta “legge Todde”) per definire aree e superfici idonee o non idonee all’installazione di impianti da fonti rinnovabili. L’idea era recepire le direttive nazionali in materia e pianificare in modo regionale dove installare rinnovabili, individuando zone “idonee” e, al contempo, zone “non idonee”, con divieti o limitazioni nelle seconde.
Di fatto però la legge ha reso “non idoneo” un’ampia porzione del territorio, secondo alcune stime fino al 99%.
In sostanza, si sarebbe bloccata la possibilità di realizzare nuovi impianti FER in (quasi) tutto il territorio: un colpo molto forte alla prospettiva di transizione energetica in Sardegna.
La Corte costituzionale, con la sentenza n. 184/2025, a dicembre ha
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