Riccardo Muti, il patriota: “Amare l’Italia non è fascismo: a destra persone valide, la sinistra ha deluso”

“Amare il proprio paese e credere nelle sue grandi qualità. Difenderlo sempre a tutti i costi. Quando sto in Italia sono molto critico, ma quando sono fuori guai a chi dice una mezza parola contro”. Riccardo Muti, il maestro, il patriota, sposa la linea della difesa dell’Italia dal “fango” che dall’estero si cerca di tirare […] L'articolo Riccardo Muti, il patriota: “Amare l’Italia non è fascismo: a destra persone valide, la sinistra ha deluso” sembra essere il primo su Secolo d'Italia.

“Amare il proprio paese e credere nelle sue grandi qualità. Difenderlo sempre a tutti i costi. Quando sto in Italia sono molto critico, ma quando sono fuori guai a chi dice una mezza parola contro”. Riccardo Muti, il maestro, il patriota, sposa la linea della difesa dell’Italia dal “fango” che dall’estero si cerca di tirare sul nostro popolo, spesso con la complicità della nostra sinistra, esalta il valore dell’Inno di Mameli, l’amore per la Patria, non manifesta alcun pregiudizio nei confronti del governo di destra, dal quale si aspetta buone cose, si dichiara deluso dalla sinistra che poco o nulla ha fatto per la cultura e si schiera a favore dell’italianità nei teatri, bacchettando l’eccessiva presenza di “stranieri”. Il grande direttore d’orchestra, in un’intervista alla Stampa, nonostante i continui tentativi del giornalista di fargli dire qualcosa contro i “fascisti” o contro la destra incolta, si sfila dalla bagarre politica e si allinea a una linea identitaria e di orgoglio nazionale che tanto infastidisce la sinistra globalista.

Riccardo Muti e la destra “che ha tante persone valide da proporre”

Superate le domande di carattere musicale, si passa alla questione delle donne e della “cancel culture“, su cui Riccardo Muti si era già espresso e oggi è quasi sprezzante: «Il Don Giovanni ma anche Le Nozze di Figaro o il Così fan tutte, se si continua ad insistere spesso erroneamente sul politically correct, sarebbero stati censurati. Il trattare le donne come oggetti è un delitto da sempre. Ma bisogna saper leggere i libretti dell’opera. Non ci interessa il Don Giovanni seduttore, che poi non seduce nessuna perché dice “mi van mal tutte quante”. Ci interessa il personaggio che vive nel disordine e crea il disordine». Si passa alla cultura e al merito,


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