Prog nel blocco comunista: 10 grandi dischi usciti negli anni ’70
Non era facile essere giovani nel blocco comunista, specie se ti mettevi in testa di esprimerti con la musica. E pensare che altrove negli anni ’70 si sperimentava in lungo e in largo tra note e messaggi senza confini, né regole. Al di là della cortina di ferro invece i confini e le regole esistevano, specie quelle imposti dai regimi. Se volevi suonare in Germania Est, ad esempio, dovevi possedere una speciale licenza, i dischi erano sottoposti a uno scrupoloso controllo dei testi che dovevano obbligatoriamente essere in lingua madre. Stessa cosa in Cecoslovacchia, nella quale il lavoro di musicista veniva retribuito dallo Stato, ma i controlli erano ancora più ferrei, anche per quello che riguardava il look dei musicisti. In Polonia molti si buttavano sul jazz strumentale per sfogare i propri istinti musicali aggirando la censura. In Ungheria le cose andavano leggermente meglio, tanto da acconsentire le bizzarre mise degli Omega, ma tutti erano costretti a infarcire i testi di quante più metafore possibile per dire-senza-dire.
In generale, gli artisti cercavano in tutti i modi di offrire una loro visione
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