Pensioni, da “quota 102” a “opzione donna”: così sarà possibile lasciare il lavoro nel 2023
«Stiamo cominciando a lavorare alle pensioni, è un cantiere molto importante. Il ministro Calderone e il sottosegretario Durigon stanno lavorando e certamente partirà quota 41. Questa è una certezza». Le parole all’Adnkronos del sottosegretario all’Economia, Federico Freni, ribadiscono il paletto intorno al quale si sta costruendo la soluzione per evitare che dal 1° gennaio 2023 si torni ai 67 anni per il pensionamento di vecchiaia, previsti dalla Legge Fornero. Quota 41 rappresenta tuttavia una misura che, almeno per il prossimo anno, uscirà in qualche modo temperata dal requisito anagrafico (probabilmente 62 anni) del periodo di contributi necessari. È lo stesso Freni a immaginare una partenza a velocità ridotta. «Che quota 41 partirà netta, secca, senza un coefficiente annuale in questo momento tenderei ad escluderlo», dice.
Il “cantiere pensioni” per eliminare la legge Fornero
«Quel che è sicuro – aggiunge – è che nel 2023 non ci sarà la legge Fornero a regolare la materia delle pensioni». Ma vediamo in concreto il quadro possibile per chi, oltre ai canali ordinari, vorrà andare in pensione in anticipo nel 2023. “Correzione” di quota 102. Per un solo anno, l’attuale quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi) sarà sostituita da una quota 103 (62 anni d’età e 41 anni di contributi). Una decisione ufficiale ancora non c’è perché la Lega conta ancora di far scendere a 61 il limite anagrafico da associare ai 41 anni di contributi per il 2023. Sarebbe in tal caso una quota 102 “corretta” con un equilibrio modificato in favore del versante del montante contributivo. Decisive saranno, ovviamente, le risorse economiche necessarie a coprire la misura.
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