Non chiedete a Marco D’Amore di fare un documentario su Napoli
Chiedete a Marco D’Amore di realizzare un documentario su Napoli e lui vi risponderà picche. «Me l’hanno proposto Luciano Stella e Roberto Pisoni un giorno a pranzo, ma io non sono capace, non è quello che mi interessa. Posso però produrre una visione e a quel bravo cristiano di Francesco Ghiaccio, che ormai asseconda tutte le mie follie, ho detto: “Fottiamocene, sentiamoci liberi”. E abbiamo iniziato a costruire un film per stazioni, partendo dai luoghi comuni che raccontavano la città: ‘a pizza, ‘a sirena, Pullicenel, ‘a gente, ‘a magia». E il primo grande stereotipo da cui partire qual è? “Vedi Napoli e poi muori”, scriveva Goethe. «E io so’ muorto, letteralmente. Però quella scena, che è stata l’illuminazione per la scrittura, ci ha fatto pensare ai due mondi: quello della superficie e quello del sottosuolo».
Credo che per descrivere Napoli magica (al cinema il 5-6-7 dicembre, una produzione Sky e MAD ENTERTAINMENT, distribuito da Vision Distribution), secondo film da regista di Marco dopo L’Immortale, sia necessario coniare un aggettivo: “damoriano”. «Ti dico la verità: è la cosa più vicina a me
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