L’Europa non tema campioni industriali e sussidi. La versione di Fortis

Gli Stati Uniti il loro asso lo hanno calato da tempo: 370 miliardi di dollari che rispondono al nome di Inflation reduction act. Un fuoco di sussidi e agevolazioni per sanità e clima, con cui non solo riscrivere parte della politica industriale americana e tenere a bada i prezzi, ma anche aumentare l’appeal a stelle […]

Gli Stati Uniti il loro asso lo hanno calato da tempo: 370 miliardi di dollari che rispondono al nome di Inflation reduction act. Un fuoco di sussidi e agevolazioni per sanità e clima, con cui non solo riscrivere parte della politica industriale americana e tenere a bada i prezzi, ma anche aumentare l’appeal a stelle e strisce verso le grandi imprese globali. Il che, per un’Europa alla ricerca della competitività perduta, è un problema, di cui peraltro si parlerà nel corso dell’Eurogruppo e dell’Ecofin. Non si spiegherebbe, d’altronde, l’affannosa ricerca di una soluzione da parte di due delle principali economie del Vecchio continente, Francia e Germania.

Soprattutto la seconda, locomotiva d’Europa oggi più di nome che di fatto a cui la congiuntura non sorride, costretta a tornare al carbone e con l’import strozzato dai lockdown cinesi. Berlino vorrebbe da una parte una modifica delle norme in materia di aiuti di Stato, che attualmente limitano la capacità dei Paesi membri di sovvenzionare le imprese, per evitare l’inasprirsi della concorrenza sia tra gli Stati membri, sia americana. Dall’altra, la costituzione di un


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