La Firenze di Dante e il voto al Csm. Scrive Celotto
In settimana è prevista la votazione per eleggere i membri “laici” del Consiglio Superiore della Magistratura, cioè dell’organo di amministrazione e di garanzia dei magistrati ordinari.
Come prevede l’art. 104 Cost. i membri sono 27: 16 sono eletti fra i magistrati e gli altri 8 “tra professori ordinari di università in materie giuridiche ed avvocati dopo quindici anni di esercizio”. Professori e avvocati vengono definiti membri “laici” perché non sono magistrati e, quindi, non sono “togati”. A votare è il Parlamento in seduta comune, come avviene per il Presidente della Repubblica e per i giudici della Corte costituzionale, con una maggioranza speciale: dei 3/5 degli aventi diritto al primo scrutinio e dei 3/5 dei votanti dal secondo scrutinio.
Da settimane leggiamo delle modalità di selezione dei candidati e della ripartizione fra i diversi gruppi parlamentari per aree di influenza e delle relative diatribe: a Fratelli d’Italia spettano 4 posti o solo 3? E alla Lega? E così via.
Qualcuno ancora si stupisce, qualche altro richiama il manuale Cencelli, cioè la regola con cui la politica ripartisce i posti fin dai tempi
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