La Cina fa cilecca sul mattone. Saltano gli argini delle linee rosse
A occhio nudo potrebbe sembrare uno smottamento su larga scala. Non sono passati nemmeno tre anni da quando, ai primi segni di cedimento, il governo cinese decise di fissare precisi parametri di finanza per il comparto immobiliare, che per l’economia del Dragone vale circa il 30% del Pil.
Relazioni dettagliate sulla propria situazione finanziaria ai fini di una valutazione da parte delle autorità di regolamentazione sotto la direzione della People’s Bank of China, ossia la banca centrale cinese, e del Ministero per lo sviluppo edilizio, rurale e urbanistico, l’autorità di regolamentazione statale per l’edilizia. Ma anche fornire un rapporto tra passività e attività (esclusi gli incassi anticipati) inferiore al 70% e una situazione sull’indebitamento netto, inferiore al 100% e tra liquidità e debito a breve termine.
Il mondo le conosce come le tre linee rosse, tetti di spesa, debito e deficit entro le quali le società del mattone devono necessariamente sottostare. O meglio, avrebbero dovuto. Le cose, infatti, non sono andate come previsto. La lunga catena di insolvenze che a cavallo della pandemia ha colpito i principali
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