Intelligenza artificiale e diplomazia. Verso la capacità di prevedere i conflitti
Se l’intelligenza artificiale mantenesse le aspettative di “trasformatore” dati in informazioni necessarie e non disponibili, molte sarebbero le cose che potremmo fare. Se fossimo una azienda come Amazon, probabilmente riusciremmo ad anticipare le richieste di prodotti dei clienti, inviandoli a casa loro prima che li ordinino. E se fossimo un governo? Potremmo intervenire prima che […]
Se l’intelligenza artificiale mantenesse le aspettative di “trasformatore” dati in informazioni necessarie e non disponibili, molte sarebbero le cose che potremmo fare.
Se fossimo una azienda come Amazon, probabilmente riusciremmo ad anticipare le richieste di prodotti dei clienti, inviandoli a casa loro prima che li ordinino. E se fossimo un governo? Potremmo intervenire prima che una crisi si renda evidente per salvare i nostri connazionali. Oppure, saremmo in grado di evitare di sprecare giorni preziosi prima di scoprire di essere nel mezzo di una emergenza sanitaria o prima che una calamità naturale abbia inizio. Sarebbe quindi possibile migliorare la sicurezza dei nostri Paesi e dei nostri cittadini grazie all’uso dell’intelligenza artificiale nella previsione di eventi critici?
Non stupisce che questa curiosità stia guidando il corpo diplomatico di molti paesi verso l’uso di tecnologie di analisi dati, per orientare prima e meglio azioni le decisioni internazionali grazie a strumenti di previsione. Il Dipartimento di Stato americano ha presentato la sua prima “Enterprise Data Strategy” nel settembre 2021; il Foreign, Commonwealth and Development Office (FCDO) del Regno Unito, mira a
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