Ilaria Salis, perché non sono mai stati chiesti i domiciliari in Ungheria. La paura del padre: «Terrorizzati di trovare nazisti sotto casa»

Il papà della 39enne ammette di non avere mai preso in considerazione la possibilità di trasferirsi a Budapest per paura di essere aggredito: «Non mi sembrava una grande idea»
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«Siamo terrorizzati dall’ambiente che circonda nostra figlia sin dal momento dell’arresto». Roberto Salis torna a parlare di sua figlia Ilaria, in carcere da un anno in Ungheria con l’accusa di aver aggredito due militanti di estrema destra. Durante un intervento su Newzgen, il canale di Alanews, il padre della 39enne fa sapere di non avere mai preso in considerazione i domiciliari nel Paese perché «avrebbe significato, per me e per mia moglie, prendere domicilio a Budapest con il rischio di andare a fare spesa e incontrare i nazisti con le spranghe che ci aspettavano all’uscio di casa. Non ci sembrava una grande idea», confida. Il cambio di strategia, ovvero la scelta di chiedere i domiciliari in Ungheria, era stata annunciata pochi


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