
Il costo invisibile della plusdotazione: perché tacere tradisce i nostri figli
Sono la mamma di due bambini plusdotati. Lo scrivo qui, ma nella vita quotidiana ho imparato a evitare di dirlo. Non ne parlo più facilmente, non lo dico più, non lo condivido più. È come se pronunciare quella parola – plusdotato – potesse trasformarsi in un vanto, in un boomerang e in incomprensione. Così scelgo...
Dal dolore di un figlio che impara a nascondersi (“meglio non dire che sono diverso”) alla denuncia di un problema sociale. Una madre racconta la paura, l’isolamento e i rischi del silenzio che avvolge la plusdotazione, chiedendo un cambiamento culturale
5 Settembre 2025
@Canva
Sono la mamma di due bambini plusdotati. Lo scrivo qui, ma nella vita quotidiana ho imparato a evitare di dirlo. Non ne parlo più facilmente, non lo dico più, non lo condivido più. È come se pronunciare quella parola – plusdotato – potesse trasformarsi in un vanto, in un boomerang e in incomprensione. Così scelgo il silenzio, come fosse una forma di protezione.
Purtroppo non sono la sola a farlo. Da referente dell’associazione Arborescenza, vedo quanto questo silenzio sia, purtroppo, molto diffuso. Tanti genitori, dopo una valutazione o una semplice intuizione, smettono di parlarne. Non perché non sentano il bisogno di condividere ed essere supportati e capiti, anzi! Ma perché hanno paura: paura
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