I “saggi” del Pd litigano su Veltroni: «La sua Carta del Lingotto è liberista e mercatista»
A volte, in politica, “uccidere il padre” può essere necessario. Se ne va convincendo anche il comitatone costituente assemblato da Enrico Letta più capicorrente per dare una riverniciata al partito e per riscrivere il nuovo manifesto dei valori del Pd. Attualmente – informa l’Huffington Post – intellettuali, politici, società civile, rappresentanti del volontariato sono alle prese con il manifesto originario, la Carta del Lingotto del 2008, ispirato personalmente da Walter Veltroni. Strano a credersi, dal suo esame stanno emergendo critiche e divergenze profondissime. «È un manifesto ordoliberista», ha sentenziato, ad esempio, un big del calibro di Roberto Speranza, che sulla stroncatura ha incassato il plauso della politologa Nadia Urbinati.
Il Comitato vuole riscrivere il Manifesto dei valori
In effetti, il manifesto di Veltroni è un inno alla filosofia del laissez faire, che da sempre è appannaggio del pensiero liberale. Significa che lo Stato si limita a fissare le regole ma si guarda bene dall’intervenire e dall’interferire nelle dinamiche del mercato. Legittimo, ci mancherebbe. Ma che cosa c’entri tutto ciò con un partito di sinistra che dice di battersi contro le disuguaglianze e che teorizza l’azione ridistribuiva delle ricchezze da parte dello Stato, è una sorta di mistero glorioso. Ma così è scritto nel dna del Pd di Veltroni.
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Da qui la scelta di gettarlo alle ortiche (il parricidio, per l’appunto) in nome di una ritrovata identità di sinistra “senza se” e “senza ma“. Almeno così pensano molti. Compresi quelli come l’ex-ministro Andrea Orlando, che c’era pure nel 2008 ma non si accorse della «impostazione ordoliberista» denunciata in queste ore. «Forse – concede – avrei dovuto dire di più anche io. Ma è il caso che ora ne parliamo approfonditamente, perché questo è il cuore della
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