Fenomenologia di Santori, l’”eletto” del Pd invita le Sardine al Congresso: e si becca il due di picche
Fenomenologia di Santori, da precario attivista a politico politicante. Da sardina anti-Pd, all’epoca degli esordi bolognesi dell’ennesima burrasca in un bicchier d’acqua della corrente anti-casta – quando nuotava nella scia della strategia sloganista della prima ora grillina – al dopo M5S versione apri-scatole. Ossia, al tuffo nelle acque agitate dem dopo il trampolino di lancio della candidatura nel partito di Letta alle amministrative di Bologna. Un tuffo carpiato annunciato ufficialmente al numero uno del Nazareno a cui ha detto: «Mi sono iscritto al Congresso Pd». Cioè a quel partito che, il buon Mattia Santori pre-candidatura alle elezioni comunali, aveva definito «tossico» e «malato».
Fenomenologia di Santori, dalle Sardine a “eletto” del Pd
Una figura – al netto delle figuracce – a cui oggi Il Giornale dedica un ritratto irriverente quanto divertito che, tra le varie considerazioni, rileva anche: «Ospite in tutte le tv, talk show e stracciamento di maroni, rivoluzione e ribalta nazionale. Poche competenze. Tanto ego. Dose elevata di opportunismo (ma ha anche una bella càrtola dài), riccioloni svagati, smoked salmon socialist, molto social – con più hater che follower – una collaborazione con Autostrade per l’Italia come esattore. Organizzatore di nascondini elettorali per bambini, un’imbarazzante pagina Facebook ultra-agiografica (e fotone con la braga sudata da bici), Happy hour e tanto anti-salvinismo.
A sinistra per molto meno ti trovano un posto da deputato».
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Perché, se è vero che il fenomeno delle Sardine è ormai da archiviare nel sommerso delle basse maree della politica, è altresì realistico cercare di capire dove va certa sinistra. E con lei, i pesciolini rossi generati da una sua costola, e poi svezzati nel mare della politica dall’alto del presidio emiliano-romagnolo. Perché, scrive sempre
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