“Esterno notte”, la fiction Rai sul “caso Moro” che per gli ex-Br è troppo reticente sul Pci
Marco Bellocchio scrive «il romanzo del potere Dc», disegna «il ritratto di un interno di regime» in una «introspezione del mondo democristiano abbastanza riuscita» mentre non comprende il brigatismo rosso, raccontato come «una nevrosi» e vissuto come «una ingiustificata eresia del comunismo». A commentare con l’Adnkronos “Esterno notte“, la serie di Bellocchio che ha dedicato al “caso Moro” in onda su Rai 1, è l’ex Br Paolo Persichetti, autore di libri e inchieste sul presidente Dc. Una “voce di dentro”, la sua, capace di imprimere un visto di conformità storica alla fiction di Bellocchio. Esame, in realtà, superato solo a metà. In “Esterno notte“, infatti, Persichetti individua «alcune imprecisioni di dettaglio».
“Esterno notte” è del regista Marco Bellocchio
Ad esempio, spiega, «non è vera la descrizione del primo controllo di polizia in via Gradoli. Non era una ispezione di massa ma un controllo discreto, una verifica alla porta. I Br non erano in casa e mai seppero di quell’episodio altrimenti avrebbero subito smobilitato la base». Alla serie l’ex-brigatista contesta anche «qualche sorvolo di troppo sulla figura di Berlinguer, poco approfondita, e del Pci in generale, il cui ruolo fu decisivo per osteggiare la liberazione di Moro». Anzi, sottolinea, «sarebbe ora che si raccontasse quello che loro si dicevano nelle riunioni di Direzione, e la reazione brutale davanti alla scelta di Moro di cambiare la lista dei ministri del nuovo governo cancellando i tre indicati dal Pci».
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Comunque sia, tiene a precisare, «il giudizio su queste due prime puntate (tre in tutto, ndr) di “Esterno notte” non è negativo». Ma la sua critica si fa severa per la mancata illuminazione del contesto in cui maturò il proposito di rapire prima e di uccidere
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