Essere vegetariani (e non vegani) ha davvero senso se lo si fa per il pianeta?
Basta essere vegetariani e non vegani per aiutare il pianeta nella lotta ai cambiamenti climatici? Il quesito se lo pongono in tanti. Al di là di scelte ideologiche, sono sempre di più le persone che si interrogano sul contributo che la loro dieta può dare per salvaguardare il pianeta. È noto che gli allevamenti, in particolare quelli bovini, contribuiscono alle emissioni di gas serra in maniera notevole, ma esistono delle differenze. Lo stomaco gassoso delle mucche riscalda il pianeta tramite il metano rilasciato in rutti e peti dalle mucche presenti nel mondo. Il contributo raggiunge il 4 percento delle emissioni di gas serra, oltre il doppio del contributo del Regno Unito al cambiamento climatico.
Le mucche si dividono però in razze da carne e in quelle da latte e il loro contributo al problema è differente. Misurando le emissioni di ogni tipologia e rapportandole al sostentamento necessario per farle vivere, gli scienziati hanno scoperto che l’impatto sui gas serra della carne delle razze da latte è inferiore di due terzi rispetto alle mucche allevate solo per essere macellate. Le prime infatti sono produttrici più efficienti di calorie, dato che comunque a fine vita anche loro saranno usate per produrre carne.
In una delle recenti pubblicazioni sul sito online Our World in Data, che fornisce dati interessanti sullo sviluppo globale ed è avallato dall’Università di Oxford, è stato misurato l’impatto del cibo sull’ambiente. In un grafico in particolare è stato calcolato a quanti chili di emissioni corrisponde ogni alimento. In cima
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