Emis Killa: «Mi sento un venerato maestro, ma anche un po’ stronzo»
È passato da bella promessa a venerato maestro nell’arco di un decennio ed effettivamente si rispecchia in quello che sosteneva Alberto Arbasino, ma con un distinguo: «Sono anche un po’ stronzo». Il bello di avere a che fare con Emis Killa è proprio questo: dalla vita reale ai social e fino a una intervista, quella che leggerete di seguito, non cambia di una virgola. Schietto e sincero, con il rischio sempre dietro l’angolo di innescare furiose polemiche, che però affronta con il suo personale codice che viene dalla strada e in continuo aggiornamento in base alle esperienze che sta vivendo.
Sarebbe troppo facile definirlo un pilastro della scena rap. Lo è e sa di esserlo, per cui non serve ribadirlo. I pezzi che ha realizzato, i numeri raggiunti e l’amore del pubblico parlano per lui. Ma a dieci anni dal disco che lo ha lanciato nello showbiz, L’erba cattiva, c’è ancora qualcosa in grado di stupirlo. Come gli otto concerti per celebrare quell’album, tra Milano, Roma e Parma (dal 2 al 18 dicembre) andati sold out in brevissimo tempo, tra i
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