Elio Germano, l’attore che ha fatto rivivere Ligabue e Leopardi
Nato a Roma in una famiglia di origini molisane, Elio Germano si direbbe un predestinato: a otto anni compare in una famosa pubblicità e a 12 recita nel film “Ci hai rotto papà”, di Castellano e Pipolo.
Mentre studia al liceo scientifico frequenta la scuola di recitazione “Teatro Azione”; nel 1995, all’età di 15 anni, recita nello spot pubblicitario di un famoso dolciume; a 17 fonda il gruppo rap “Bestierare”.
Nel 1999 intraprende una tournée teatrale insieme all’attore, mimo e regista Giancarlo Cobelli (1929-2021) ma l’esperienza viene interrotta bruscamente perché Elio viene scelto per partecipare al cast del film “Il cielo in una stanza di Carlo Vanzina. È questo l’evento che dirotta la sua biografia verso la professione di attore cinematografico. Dopo di allora è una lunga serie di importanti partecipazioni sotto la direzione di celebri registi tra i quali “Concorrenza sleale” (Ettore Scola), “Respiro” (Emanuele Crialese), “Che ne sarà di noi” e “L’ultima ruota del carro” (Giovanni Veronesi), “Romanzo criminale” (Michele Placido), “Quo vadis, baby” e “Come Dio comanda” (Gabriele Salvatores), “N-io e Napoleone” e “Tutta la vita davanti” (Paolo Virzì), “Mio fratello è figlio unico” e “La nostra vita” (Daniele Luchetti), “Magnifica presenza” (Ferzan Ozpetek).
In televisione partecipa a diverse produzioni quali “Padre Pio”, “Un medico in famiglia 2”, “Via Zanardi 33”, “Ferrari” e “Paolo Borsellino”. Nel marzo 2021 interpreta Nino Manfredi in “In arte Nino”, produzione messa in onda nel centenario della nascita del grande attore.
Del 2014 è la difficile interpretazione di Giacomo Leopardi nel film “Il giovane favoloso”, di Mario Martone;
nel 2020 altra importante prova d’attore: interpreta il pittore e scultore Antonio Ligabue in “Volevo nascondermi”, di Giorgio Diritti.
Con questo curriculum alle spalle non potevano mancare premi e riconoscimenti: quattro David di Donatello su sette candidature; tre “Globi d’oro” su cinque candidature; due “Nastri d’argento”; tre “Ciak d’oro” su quattro candidature e un “Orso d’argento” al Festival internazionale del cinema di Berlino.
Il cinema italiano gode ancora di ottima salute.