Ecofin e Davos, una strada per i negoziati transatlantici

Ai tempi del grande negoziato sulla liberalizzazione degli scambi (il “Kennedy Round” della seconda metà degli anni Sessanta, una trattativa che riguardava principalmente gli Stati Uniti e l’Europa), a Villa Le Bocage, sede allora del segretariato del Gatt (“General Agreement on Tariffs and Trade”- l’accordo “provvisorio” che durò cinquanta anni e venne trasformato in Organizzazione […]

Ai tempi del grande negoziato sulla liberalizzazione degli scambi (il “Kennedy Round” della seconda metà degli anni Sessanta, una trattativa che riguardava principalmente gli Stati Uniti e l’Europa), a Villa Le Bocage, sede allora del segretariato del Gatt (“General Agreement on Tariffs and Trade”- l’accordo “provvisorio” che durò cinquanta anni e venne trasformato in Organizzazione mondiale del commercio, Omc), c’erano due certezze: a) alla fine delle lunghe notti ginevrine, sul Lago Lemano sorge sempre il sole e b) i negoziatori arrivano esausti, ma rinvigoriti da tanti bicchieri di brandy & soda, bevanda preferita dell’allora direttore generale del Gatt, sir Eric Wyndham White, alla quale si erano poco a poco abituati tutti gli altri. C’erano anche due principi di base che dovevano essere stella polare della trattativa: a) la non discriminazione (ossia la clausola della nazione più favorita) e b) la reciprocità.

Oggi 17 gennaio 2023, il Consiglio economico e finanziario dell’Unione europea (Ecofin) si riunisce e ha le relazioni inter-atlantiche come argomento di fondo, soprattutto cosa fare a fronte di norme Usa che ampliano a dismisura gli aiuti di Stato


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