
Día de los Muertos: quando la morte non fa paura, ma memoria e ricordi (una lezione che dovremmo riscoprire anche in Europa)
La festa del Día de los Muertos – osservata tradizionalmente in Messico l’1 e 2 novembre – affonda le proprie radici in rituali indigeni, che sino ad oggi continuano a permeare la memoria collettiva. Come ricorda lo studio “Understanding the History and Traditions of Día de los Muertos” di Kyle Mittan (Università dell’Arizona), la celebrazione nasce...
Nel cuore del Día de los Muertos si cela una rivoluzione culturale: attraverso altari, teschi e ricordi familiari, la morte si trasforma in memoria attiva
30 Ottobre 2025
@Pixabay
La festa del Día de los Muertos – osservata tradizionalmente in Messico l’1 e 2 novembre – affonda le proprie radici in rituali indigeni, che sino ad oggi continuano a permeare la memoria collettiva. Come ricorda lo studio “Understanding the History and Traditions of Día de los Muertos” di Kyle Mittan (Università dell’Arizona), la celebrazione nasce come momento “per onorare i propri antenati e chi nella comunità è passato nello spirito”.
In particolare, la professoressa Michelle Téllez spiega che la festa moderna si è sviluppata nel corso di circa 3.000 anni, a partire dal rituale azteco chiamato Miccaihuitl, che era al tempo stesso celebrazione dei defunti e momento di raccolto.
Con l’arrivo dei conquistatori spagnoli e la cristianizzazione, si aggiunsero al rituale elementi cattolici come la commemorazione di Ognissanti
LaCittaNews è un motore di ricerca di informazione in formato magazine, aggrega e rende fruibili, tramite le sue tecnologie di ricerca, in maniera automatica, gli articoli più interessanti presenti in Rete. LaCittaNews non si avvale di nessuna redazione editoriale. => DISCLAIMER



