Dargen D’Amico: «Io non sono Dargen»
Dargen D'Amico: «Io non sono Dargen»vanityfair.it
Questo articolo è pubblicato sul numero 44 di Vanity Fair in edicola fino al 1 novembre 2022
La linea di demarcazione tra Dargen D’Amico e Jacopo D’Amico, il rapper e la persona, è un paio di occhiali da sole con lenti scurissime e la montatura fluo. Se li porta è Dargen, se no è Jacopo. «Per quanto sembri una piccola chiave, in realtà quelle lenti aprono una porta. La separazione è fondamentale», spiega Dargen o forse Jacopo: chissà, non possiamo saperlo perché siamo al telefono. Ha 42 anni, una carriera ormai da affermato maestro del rap e una produzione musicale che parte nel 1999 a Milano, la sua città, con la band dei Sacre Scuole. È con gli occhiali che lo abbiamo visto rappare poi da solista negli ultimi quindici anni, stimatissimo dai colleghi della scena urban e dalla nicchia, produttore e collaboratore di molti tra cui Fedez, lo scorso inverno poi ecco il passaggio al mainstream arrivato nello spazio di un Festival di Sanremo con un pezzo ballabile e intelligente al tempo stesso («che brutta fine le mascherine» è un verso che ha sintetizzato meglio di paginate di quotidiani il nostro presente). Il resto della storia lo conosciamo già: Dove si balla, con quel ritornello dance scanzonato ma anche serio («fottitene e balla, tra i rottami balla per restare a galla negli incubi mediterranei»: si parla di pandemia e immigrazione), ha invaso radio e playlist, Dargen è così pop da essere diventato un meme e oggi è uno dei nuovi giudici di X Factor, in partenza con i live dal 27 ottobre, con Fedez, Rkomi e Ambra Angiolini.
Dargen D’Amico con gli altri giudici dell’edizione di quest’anno di X Factor: Ambra, Fedez e Rkomi.
Rosdiana Ciaravolo/Getty Images
Dove si balla è entrata