Cosa c’entra la sabbia del Sahara con lo scioglimento sempre più veloce dei ghiacciai alpini
I ghiacciai alpini sono in una fase di declino senza precedenti con un volume di ghiaccio perso che va oltre il 6% solamente nel 2022. Complice in questo dramma anche la sabbia proveniente dal Sahara che ha rivestito il paesaggio alpino
Panorami e alture fino ai 3000 metri tinti di rosso. Così le vette delle Alpi si sono presentate più volte durante il corso del 2021 e del 2022, quest’ultimo disastroso per l’ambiente su tutti i fronti. Per i ghiacciai alpini il 2022 è stato infatti l’anno in cui sono stati battuti tutti i record nefasti: dallo scarsità di neve caduta allo scioglimento ancora più celere dei ghiacci.
A lanciare l’allarme è l’Accademia svizzera di scienze naturali (SCNAT) che in una conferenza stampa ha rilasciato dati spaventosi. Più del 6% del volume di ghiaccio è andato perso nel 2022. L’estate, che sembra non essersi ancora conclusa nel nostro Paese, è stata peggio del 2003 in cui il volume di ghiaccio perso era però del 3.8%.
Sappiamo tutti contro chi puntare il dito: ondate di calore anomale, eventi climatici estremi di origine antropica dove l’aggettivo estremo non descrive nemmeno più realisticamente lo stato delle cose. Nello scorso anno, però, un tristissimo contributo è stato dato dal grande volume di polvere proveniente dal Sahara tra marzo e maggio.
La neve contaminata ha assorbito più energia solare e si è sciolta più velocemente. Di conseguenza, i ghiacciai avevano già perso il loro rivestimento protettivo di neve all’inizio dell’estate. Il
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