Conte: «Il decreto sui rave? È da stato di polizia. Così il governo alimenta le tensioni sociali»
di Emanuele Buzzi
Il leader M5S contesta le prime decisioni adottate dal governo: non dovevano essere altre le priorità?
Misure sul Covid, sulla sicurezza, tagli al reddito di cittadinanza: Giuseppe Conte si prepara a dare battaglia. Il presidente stellato fa muro sulle posizioni assunte dall’esecutivo. Il leader difende anzitutto la misura bandiera del Movimento. «Dalle anticipazioni di stampa e dalle dichiarazioni di alcuni esponenti della maggioranza si conferma il fatto che questo è un governo forte con i deboli e debole con i forti», dice al Corriere. E mette in guardia l’esecutivo sulle possibili conseguenze: «In un Paese campione d’Europa di evasione fiscale, si decide di alzare il tetto al contante e di tagliare fondi all’unica misura di protezione sociale esistente. Scelte molto gravi, ancor più gravi di fronte a un’inflazione e a un caro bollette da record. Così si alimenta il rischio di tensioni sociali».
Per Conte dire «togliamo il reddito di cittadinanza a chi può lavorare» significa «essere lontani dalla realtà: secondo l’Anpal, il 70,8% dei beneficiari non ancora occupati ha al massimo la terza media; si tratta dunque di persone distanti dal mercato del lavoro che necessitano di specifiche azioni di formazione». Ossia — argomenta l’ex premier — «ciò che avrebbero dovuto fare i centri per l’impiego se le Regioni, 14 delle quali in mano al centrodestra, avessero completato il Piano di potenziamento previsto nel 2019 dal Conte I, per cui era stato stanziato un miliardo di euro».
Ma a preoccupare Conte sono soprattutto i nodi Covid e sicurezza, i primi sui quali si sta muovendo il governo Meloni. «È vero che le misure attuali vanno riviste e non possono ricalcare