Ci dobbiamo preoccupare del debito americano?
Ci dobbiamo preoccupare, oltre che del debito della nostra pubblica amministrazione (quasi 156% del Pil), anche di quello dell’amministrazione federale degli Stati Uniti (attualmente al 125% del Pil)? Può sembrare una domanda peregrina a cui rispondere: ciascuno si occupi e preoccupi dei propri debiti. La questione è molto più complessa. Soprattutto da quando i repubblicani controllano la Camera dei Rappresentanti. Nelle interviste televisive concesse dopo la sua elezione a Presidente della Camera, Kevin McCarthy ha detto, senza mezzi termini, che quello del debito federale deve essere visto come la priorità dell’azione del legislativo, aggiungendo, quasi per calmare gli animi, “abbiamo tempo sino all’estate”.
Da alcune settimane, The National Review, il periodico della “intellighenzia repubblicana” pubblica articoli ed anche brevi saggi sull’ultima crisi del debito federale americano: quella del 2011 quando la Presidenza Obama e il Congresso non riuscirono a raggiungere un accordo per “aumentare il limite del debito”. Gli uffici dell’amministrazione federale chiusero per qualche giorno, sino alla formulazione di un’intesa, perché il Governo non poteva fare fronte al pagamento degli stipendi, di luce, gas e quant’altro.
“Fatti loro!”
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