Cerberus, Gryphon, Omicron: cosa aspettarci dalle varianti di Sars-CoV-2
Se sfogliassimo un album di fotografie, ovviamente parlando di immagini invisibili ad occhio nudo, forse guarderemmo con un pizzico di nostalgia al primo virus Sars-CoV-2 isolato a Wuhan, in Cina. Tante, nel frattempo, sono state le varianti virali che si sono presentate nel tempo, in un percorso caratterizzato da un sostanziale aumento della capacità di diffusione del virus ma anche da un mutamento nelle manifestazioni cliniche ad esso collegate.
Pensate solamente ad ageusia e anosmia, ovvero perdita di gusto ed olfatto: all’inizio della pandemia erano praticamente segni classici dell’infezione, oggi sono rarissimi. Insomma: oggi i virus appaiono diversi, ma questo non significa che si debba abbassare la guardia e che si debba rinunciare al percorso vaccinale, con i richiami consigliati dal medico caso per caso. Soprattutto occorre capire come le sottovarianti che si manifestano potranno impattare in futuro. Ed allora, pur ricordando che quanto sta avvenendo è di estrema complessità e che le conoscenze sono destinate ad aumentare, proviamo a fare il punto sulla situazione.
Cerberus e Gryphon sostituiscono Omicron?
Di certo c’è che i sintomi, sempre più frequentemente, con il diffondersi delle varianti Cerberus e Gryphon, tendono a modificarsi diventando sempre più simili, sul fronte clinico, a quanto avviene con l’influenza. Proprio per questo, soprattutto in questo periodo di grande diffusione dei virus influenzali, c’è il rischio di confondersi quando si presentano sintomi e segni come starnuti frequenti, naso, chiuso, tosse e mal di gola. Il dato più importante che si osserva in caso di infezione da nuove varianti è che progressivamente si osservano sempre meno i problemi più seri ai polmoni, sotto forma di polmoniti interstiziali, che hanno caratterizzato i primi tempi dalla pandemia.
Per il resto.
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