Sono emersi dall’acqua calda della sorgente termo-minerale del Bagno Grande a San Casciano (Siena) dopo 2300 anni, restituendo i volti delle divinità venerate nel luogo sacro, assieme alle rappresentazioni degli organi e delle parti anatomiche, dalle mani ai polmoni, per i quali i devoti richiedevano l’intervento curativo della divinità attraverso l'acqua sacra.Il fango caldo ha protetto e restituito le effigi rassicuranti di Igea, dea della salute, e di Apollo, protettore delle arti mediche, e ancora insoliti ritratti accompagnati da iscrizioni che svelano talvolta nomi di inedite divinità oltre al motivo per il quale si chiedeva la grazia concedendo il bronzo in offerta.Una delle statue in bronzo rinvenute a San Casciano dei Bagni | Courtesy Ministero della CulturaÈ il sorprendente bilancio della straordinaria scoperta che ha visto riemergere dalle falde dei secoli 24 statue di bronzo in perfetto stato di conservazione, accanto a ex voto, oggetti della ritualità quotidiana e a cinquemila monete in oro, bronzo, argento. La maggior parte di questi capolavori dell’antichità si colloca tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C, un periodo storico di importanti trasformazioni nella Toscana antica che assiste alla fine della tradizione etrusca e al passaggio dal mondo etrusco a quello romano. A conferma di questo momento di transizione vissuto da una società ancora bilingue, in procinto di aprirsi verso un Mediterraneo che stava diventando progressivamente romano, sono le iscrizioni (ancora ben visibili) in etrusco e contemporaneamente in latino con i nomi di potenti famiglie del territorio dell’Etruria interna, dai Velimna di Perugia ai Marcni noti nell’agro senese. In quest’epoca di accesi contrasti tra Roma e le città etrusche, guerre sociali e lotte all’interno del tessuto sociale dell’Urbe, il santuario del Bagno Grande rappresentava un’oasi di pace, caratterizzato da un contesto multiculturale e plurilinguistico unico. Qui le nobili famiglie etrusche scelsero di dedicare le statue all’acqua sacra. Ecco perché la scoperta dei bronzi a San Casciano dei Bagni diventa un’occasione unica per riscrivere la dialettica tra etruschi e romani. Una delle 24 statue in bronzo rinvenute nel corso dello scavo a San Casciano dei Bagni | Courtesy Ministero della CulturaEd eccoli i bronzi arrivare fino a noi, rinvenuti nel corso della campagna di scavo al santuario etrusco-romano connesso all’antica vasca sacra della sorgente termo-minerale. Iniziato nel 2019, lo scavo, promosso dal ministero della Cultura e dal comune toscano con il coordinamento del professore Jacopo Tabolli dell’Università per Stranieri di Siena, ha condotto a questi nuovi straordinari ritrovamenti nelle prime settimane di ottobre. Una scoperta straordinaria che, come ha spiegato Tabolli, “riscriverà la storia e sulla quale sono già al lavoro oltre 60 esperti di tutto il mondo". Così, 50 anni dopo la scoperta dei Bronzi Riace, avvenuta nel 1972, la storia dell’antica statuaria in bronzo, questa volta di età etrusca e romana, torna a scriversi nel piccolo centro toscano che accoglie adesso il più grande deposito di statue in bronzo di età etrusca e romana mai scoperto nell’Italia antica e uno dei più significativi di tutto il Mediterraneo. E la scoperta risulta ancora più straordinaria se si considera che finora, di questa epoca, si conoscevano prevalentemente statue in terracotta. Alcuni dei bronzi rinvenuti nel corso dello scavo a San Casciano dei Bagni | Courtesy Ministero della Cultura“È la scoperta più importante dai Bronzi di Riace e certamente uno dei ritrovamenti di bronzi più significativi mai avvenuti nella storia del Mediterraneo antico”, commenta il direttore generale Musei, Massimo Osanna, che ha appena approvato l'acquisto del palazzo cinquecentesco che accoglierà, nel borgo di San Casciano, le meraviglie restituite dal Bagno Grande, un nuovo museo al quale andrà in futuro ad aggiungersi un vero e proprio parco archeologico. Infatti, come ha dichiarato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, “Lo studio e la valorizzazione di questo tesoro sarà un’ulteriore occasione per la crescita spirituale della nostra cultura e per il rilancio di territori meno noti al turismo internazionale, ma anche come volano per l’industria culturale della Nazione”. Due teste in bronzo rinvenute nel corso dello scavo a San Casciano dei Bagni | Courtesy Ministero della CulturaIl metodo usato in questo scavo è il frutto della collaborazione tra specialisti di diverse discipline, dagli architetti ai geologi, dagli archeobotanici agli esperti di epigrafia e numismatica. “La campagna di scavo che ho avuto l’onore e il piacere di dirigere sul campo per 14 settimane tra giugno e ottobre - commenta il direttore di scavo, Emanuele Mariotti - ha ottenuto risultati stupefacenti e in parte inaspettati. Bisogna notare come l’eccezionalità del contesto non derivi solo dalle stratigrafie fangose ma intatte all’interno della vasca, così ricche di tesori d’arte e numismatici, ma anche dall’architettura con cui fu concepito, in epoca primo-imperiale, il cuore del santuario, destinato a raccogliere le potenti acque calde della sorgente, oggi del Bagno Grande”. La scoperta è frutto di un lavoro di sinergia tra istituzioni che ha visto al centro la Soprintendenza per le povince di Siena e Grosseto, l’Università di Siena, e il Comune di San Casciano dei Bagni.Una delle statue in bronzo rinvenute nel corso dello scavo a San Casciano dei Bagni | Courtesy Ministero della Cultura
Il comparto degli agriturismi, che si incontrerà il 12 e 13 novembre, si è mostrato più forte del Covid, con oltre 24mila strutture in Italia per un giro d’affari che vale più di un miliardo di euro all’anno
Con la sua esistenza inquieta, la pennellata sciolta, lo spirito d’avventura affine a quello dell’impetuoso Caravaggio, Parmigianino concepì figure monumentali imbevute da risvolti psicologici, al centro di una pittura folgorante. L’eccentrico pittore ossessionato dal disegno, artista trasversale che riuscì a conferire ai volti l’intensità degli sguardi femminili di Goya e la posa fotografica della pittura più tarda sarà il grande protagonista della settimana sul piccolo schermo. Da Goya e Degas ai misteri della Daunia, terra lontana dalle rotte più turistiche, battuta con passione dall’archeologo Andrea Angelucci, ecco qualche appuntamento da non perdere in tv nella settimana appena cominciata.Edgar Degas, Autoritratto con Evariste de Valernes, 1864, Parigi, Musée d’OrsaySu Sky Arte Parmigianino e Goya Descritto dagli amici come un uomo brillante in grado di suscitare allegria, ma anche terrore, in chi gli stava accanto, Edgar Degas era noto per l’ossessiva rielaborazione delle sue opere. Una mania che, in molte occasioni, lo spinse persino a chiedere ai committenti di riavere indietro i suoi quadri per poterli ulteriormente ritoccare anche dopo averli consegnati. Riscopriamo questo artista grazie al docufilm Degas-Passione e perfezione, in onda mercoledì 9 novembre alle 12.50 su Sky Arte, una galoppata artistica tra cavalli e fantini, ballerine, nudi di donne colte in attività quotidiane, e ancora opere in cera “dalla terribile realtà”. Su tutto la ricerca del movimento e l’intento ossessivo di cogliere l’istantaneità del presente. Giovedì 10 novembre alle 21.15 una prima visione ci guida invece nella seconda stagione di Sky dedicata ai Grandi maestri della pittura. Ci addentriamo così nell’affascinante universo di Parmigianino, una delle personalità più interessanti e dirompenti del Cinquecento italiano. Anticlassico per definizione, Girolamo Francesco Maria Mazzola, punto di riferimento per tutti quegli artisti che, nel Cinquecento, cercano nuovi codici e una maniera alternativa di dipingere, si racconta sul piccolo schermo attraverso Paolo Cova, docente di Storia dell’arte, e Marcella Culatti, storica dell’arte. Preparatevi a un viaggio tra gli affreschi della prima e seconda cappella di sinistra di San Giovanni Evangelista a Parma, tra quelli a Rocca Sanvitale (Fontanellato) e tra i diversi ritratti ed autoritratti dell’artista. Venerdì 11 novembre raggiungiamo idealmente le sale della National Gallery di Londra per riscoprire l’acclamata mostra Goya: the Portraits, guidati dal primo curatore Xavier Bray. Il film di David Bickerstaff, Goya - Visioni di carne e sangue svela la vita drammatica e l'arte straordinaria del maestro spagnolo restituendo al pubblico un ritratto avvincente del pittore attraverso opinioni di esperti internazionali, capolavori tratti da collezioni di fama mondiale e visite ai luoghi in cui l'artista visse e lavorò. Il film schiude inoltre le porte del Museo Nazionale del Prado a Madrid, scrigno di una serie di importanti opere come La famiglia di Carlo IV, fornendo un raro accesso al “Notebook italiano” di Goya, uno sketchbook realizzato in Italia tra il 1769-1771, che mette gli spettatori a tu per tu con le riflessioni più intime dell'artista spagnolo.Francisco Goya, Il Duca di Wellington, 1812-14, Olio su mogano, 64.3 x 52.4 cm, Londra, National Gallery Su Rai 5 tra i misteri della Daunia Il mercoledì di Rai 5 fa rima con Art Rider. Il 9 novembre alle 21.15 la terza puntata del format alla ricerca dei luoghi d’arte meno conosciuti d’Italia, condotta dal giovane e dinamico archeologo Andrea Angelucci, una produzione GA&A Productions, in collaborazione con Rai Cultura, ci accompagna da Manfredonia a Venosa. Andrea schiuderà agli spettatori le porte della Daunia, una zona che si estende dalla Puglia fino ad arrivare al confine con la Basilicata e la Campania, terra misteriosa, lontana dalle rotte più turistiche. Su Arte tv Albrecht Dürer e il mistero degli autoritratti Pittore dal talento precoce, Albrecht Dürer nasceva nel 1471 a Norimberga, "cuore" del Sacro Romano Impero. All'età di 13 anni, con l’aiuto di uno specchio convesso, eseguiva il primo autoritratto, a 15 lasciava il laboratorio orafo del padre per entrare nello studio del pittore Michael Wolgemut. Con in tasca la passione per l'incisione, tecnica sviluppata cinquant'anni prima e che favorirà la diffusione delle sue opere, l’artista fece lunghi soggiorni a Basilea e a Venezia, occasioni che gli permisero di studiare la prospettiva e i maestri del Quattrocento. Albrecht Dürer: il mistero degli autoritratti, in onda su Arte tv è un viaggio attraverso 12 autoritratti che ripercorrono la carriera del pittore tedesco celebrandone il genio.Albrecht Dürer Ritratto a mezzo busto di una giovane veneziana, 1505, olio su tavola, cm. 32,5x24,2. Prestatore: Vienna, Kunsthistorisches Museum
Uno degli eventi più iconici delle feste natalizie torna in grande stile il 25
novembre. Programma ricco e offerta enogastronomica per ogni palato. Tante le
visite guidate per scoprire la città
Da venerdì 16 a domenica 18 dicembre Cortina d'Ampezzo ospiterà la prima edizione dell'evento organizzato da Paola Mencarelli con l'obiettivo di diffondere la cultura del bere consapevole
Olafur Eliasson fa il bis. Mentre è ancora in corso la grande mostra di Palazzo Strozzi, l’artista scandinavo conquista Torino con una nuova serie di installazioni. Luci e colori trasformano la Manica Lunga del Castello di Rivoli in un paesaggio immersivo, che gioca con i sensi, lo spazio e il tempo sfidando le percezioni del pubblico. “In Orizzonti tremanti”, racconta la curatrice Marcella Beccaria, “Eliasson ci invita ad aprire il nostro sguardo oltre i confini del visibile, dalla vertigine dello spazio profondo all’emozione dell’incontro con noi stessi e i nostri paesaggi interiori. Coinvolgendo corpo e mente, le sue opere contribuiscono a rendere percepibile il ruolo di ciascuno nella produzione della realtà e nella costruzione di questo instabile presente”. Nello studio di Olafur Eliasson, testando le proiezioni di luce, 2019. Foto Maria Pilar Garcìa Ayensa / Studio Olafur EliassonNei Kaleidorama fasci di luce elettrica si riflettono in bacini d’acqua e sistemi di lenti, dando origine a mondi di linee, forme e motivi da percorrere e abitare. Temi o stati d’animo differenti caratterizzano le singole installazioni, dal Kaleidorama curioso e quello riflessivo, esitante, potente, fino al Kaleidorama vivente e alla Memoria del Kaleidorama. Oggetti ibridi e mutanti, i Kaleidorama sono il frutto delle ultime sperimentazioni condotte da Eliasson a Berlino e nascono da un incrocio tra i dispositivi ottici del caleidoscopio e del panorama. Queste opere “usano l’effetto specchio del caleidoscopio per evocare spazi panoramici o paesaggistici che sembrano più grandi del luogo fisico in cui vengono mostrati”, spiega l’artista: “Aprono nuovi orizzonti grazie alle loro superfici specchianti, spalancando spazi in cui si incontrano onde, linee dell’orizzonte, riflessi, bande di luce diffratte nei colori dello spettro visibile, e le ombre moltiplicate, la tua e quella degli altri visitatori. Stando all’interno dei Kaleidorama, ci si sente come di fronte al tempo mentre si svolge. È un’opportunità per riconsiderare il nostro senso della proporzione e del tempo, come quando si guardano le immagini di un telescopio, uno spazio profondo ai confini della nostra immaginazione”. Esperimenti di luce per la mostra "Orizzonti tremanti" al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, 2022. Foto Tegan Emerson I Courtesy Studio Olafur EliassonLa dimensione sensoriale incontra le istanze ecologiche - altro tema centrale nella ricerca di Eliasson - nell’opera Your non-human friend and navigator, che segna il culmine del percorso torinese. In parte sospesa nell’aria, in parte distesa sul pavimento, l’installazione è composta da driftwood, tronchi trasportati dal mare e logorati dall’azione degli elementi che l’artista ha raccolto sulle spiagge dell’Islanda, dove spesso approdano resti di legname partiti da paesi lontani. Una calamita orienta la parte sospesa dell’opera lungo l’asse Nord-Sud, mentre a terra le sottili velature di acquerello applicate sul legno rievocano l’azione dell’acqua e delle correnti che lo hanno sospinto per migliaia di chilometri. “L’opera di Olafur Eliasson contiene echi dell’Arte povera, in particolare di Giuseppe Penone, Pier Paolo Calzolari, Giovanni Anselmo e Marisa Merz”, osserva il direttore del museo Carolyn Christov-Bakargiev: “Nella sua arte, il pensiero processuale ed ecologico degli anni Sessanta si collega alla visione contemporanea attraverso uno sviluppo organico”. Olafur Eliasson, Navigation star for utopia, 2022. Foto Jens Ziehe In corso al Castello di Rivoli fino al prossimo 26 marzo, Orizzonti tremanti trova una naturale appendice nelle collezioni del museo, dove l’artista ha già esposto due volte: nel 1999, in occasione della sua prima mostra fuori dalla Scandinavia, e nel 2008 durante la Biennale di Torino. Lo testimonia una coppia di installazioni site-specific, allestite negli ambienti per i quali furono originariamente concepite: Your circumspection disclosed (1999) nel mezzanino della Manica Lunga e The sun has no money (2008) nella sala a volta del Settecento. Esperimenti di luce per la mostra "Orizzonti tremanti" al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, 2022. Foto Tegan Emerson I Courtesy Studio Olafur EliassonLeggi anche: • “Nel tuo tempo”. Al via la grande mostra di Olafur Eliasson a Firenze• Nella Vita Reale: Olafur Eliasson al Guggenheim di Bilbao