Caivano non è perduta. Ma ora per salvarla si combatta davvero
Ogni parola scritta o parlata sullo stupro delle cuginette di Caivano acuisce, accompagnata da inevitabile sgomento, una rabbia feroce che indurrebbe in modo belluino a infliggere violenza ai mostri che si sono macchiati di questo orrore, la maggior parte dei quali minorenni.
Ma sappiamo che questa non è la via e che alla barbarie bisogna rispondere nutrendo quella fame di giustizia e legalità che sempre deve essere viva in noi cittadini e che le istituzioni devono placare. Cosa che evidentemente sinora non è accaduta. Se a Parco Verde vigono le leggi della criminalità e delle spaccio, se negli anni sono emersi reiterati casi di pedofilia di cui uno costato la vita alla piccola Fortuna e se la madre di una delle due cuginette arriva a dichiarare “per salvare i bambini dobbiamo lasciare questo posto” vuol dire che lo Stato ha fallito e che noi tutti abbiamo delle colpe.
Nessun quartiere è terra di nessuno. A meno che lo Stato continui a fuggire
Le indagini che hanno condotto alla reclusione di incalliti pedofili trovano nei bambini il loro punto di svolta,
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