Bonus matrimoni, il dietrofront della Lega: non solo per chi si sposa in chiesa

Per il cambio di rotta è bastato un pomeriggio di polemiche. La proposta di legge sottoscritta da 5 deputati leghisti che dava la somma a chi si sposava in chiesa e aveva meno di 35 anni è già pronta a cambiare. Era stata definita da più parti incostituzionale

Sono state tante e tali le polemiche che la proposta ha avuto la breve vita pubblica di un pomeriggio. La proposta era quella di un bonus, fino a 20mila euro, per i matrimoni degli under 35 che avessero deciso di scambiarsi promesse e anelli in chiesa. A sostenere la proposta di legge, depositata già a inizio legislatura, il 13 dicembre, cinque deputati leghisti: Simone Billi, Ingrid Bisa, Alberto Gusmeroli, Umberto Pretto e Domenico Furgiuele.

L’obiettivo era quello di rilanciare e sostenere i matrimoni religiosi, che sono in questo momento in maggiore calo rispetto a quelli civili. Quando la proposta è diventata di pubblico dominio le polemiche sono scattate immediatamente e anche le obiezioni. Una su tutte: il sospetto di incostituzionalità di una norma del genere in uno stato laico.

Il primo firmatario Domenico Furgiuele ha poi spiegato: «La mia proposta è volta a incentivare il settore del wedding che per questioni di oneri prevedeva un bonus destinato ai soli matrimoni religiosi, durante il dibattito parlamentare sarà naturalmente allargata a tutti i matrimoni, indipendentemente che vengano celebrati in chiesa oppure no».

Il governo si


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