L’imprevedibile viaggio di Harold Fry, la recensione
Non c’è alcun’organizzazione nell’avventura di Harold Fry. Nessun GPS, nessuna tenda, niente di niente. Non ha nemmeno le scarpe adatte per camminare. L’energia che richiede il viaggio non è data da una dieta proteica, ma dall’unica cosa che manterrà viva l’intenzione di concludere il suo itinerario: la fede. Ha poco a che fare con la religione, lui, Harold, che ha un rapporto mai sbocciato con Dio, interpreta la fede come profonda speranza, quella di riuscire a salvare un’amica malata di cancro grazie al suo pellegrinaggio. L’imprevedibile viaggio di Harold Fry (The Unlikely Pilgrimage of Harold Fry), di Hettie Macdonald al cinema dal 5 ottobre, è un film toccante, struggente, dove la commozione è la massima conseguenza di una profonda empatia che si sviluppa durante il film, un po’ per l’enorme tenerezza che un vecchietto come Harold può suscitare, un po’ per la storia, capace di segnare lo spettatore.
L’imprevedibile viaggio di Harold FryPhoto Credit: David Gennard
Harold Fry è un anziano che vive
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