Prima attacchi cyber e poi bombe. Il metodo russo in Ucraina secondo Mele

Sono passati quasi tredici anni da quando William J. Lynn III, l’allora sottosegretario alla Difesa degli Stati Uniti, dalle pagine di Foreign Affairs dichiarò pubblicamente che l’America aveva iniziato a considerare il cyber-spazio come un dominio “altrettanto critico per le operazioni militari quanto la terra, il mare, l’aria e lo spazio”. Pochissimi mesi prima, lo […]

Sono passati quasi tredici anni da quando William J. Lynn III, l’allora sottosegretario alla Difesa degli Stati Uniti, dalle pagine di Foreign Affairs dichiarò pubblicamente che l’America aveva iniziato a considerare il cyber-spazio come un dominio “altrettanto critico per le operazioni militari quanto la terra, il mare, l’aria e lo spazio”. Pochissimi mesi prima, lo Us Cyber command, ovvero il comando militare americano per le operazioni cibernetiche, aveva visto formalmente la luce.

Era il 2010 e il mondo, in quel momento, si accorse ufficialmente della nascita del cosiddetto quinto dominio della conflittualità: il cyber-spazio, appunto. Facendo correre velocemente in avanti il nastro degli eventi, in questi primi tredici anni sono state numerosissime le occasioni in cui si sono potuti registrare, in tempo di pace, attacchi cibernetici di alto profilo, condotti o sponsorizzati da attori statali, nei confronti dei principali operatori che erogano servizi essenziali per lo Stato e per i cittadini. Pochissime, invece, sono le volte in cui le operazioni militari nel e attraverso la dimensione informatica hanno potuto dare realmente prova, in tempo di guerra, della loro utilità e


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