Recovery industriale. Pressing di Roma, la Germania si stacca dai frugali
Roma vuole un Recovery Plan formato americano. Un piano di aiuti all’economia e all’industria in grado di sterilizzare, per quanto possibile, gli altrettanti sussidi pronti a inondare le imprese statunitensi (qui l’intervista in merito a Simone Crolla). Per farlo serve debito comune, ovvero un grande calderone da riempire con emissioni obbligazionarie. E qui la prima strozzatura, perché non tutti in Europa, Paesi frugali in testa, se la sentono di condividere, ancora una volta, le loro finanze con chi il debito pubblico ce l’ha più alto.
L’Italia continua a premere su Bruxelles, affinché sposi la strada del debito, al fine di finanziare la risposta industriale agli Stati Uniti, il cui velo dovrebbe alzarsi il prossimo 8 febbraio, in occasione del Consiglio europeo. “Bisogna rilanciare strumenti di finanziamento comune, attraverso l’emissione di debito europeo, con programmi sulla scia di Sure e del Next Generation EU”, è il mantra tricolore secondo La Stampa.
“Nel frattempo però bisogna valutare un adeguato utilizzo delle istituzioni finanziarie già a disposizione: la Bei e persino il Mes. Sono questi i punti salienti della proposta
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