Da Frank Sinatra a Josh Homme il passo è breve
«Questa è I’m Eighteen, non I’m Eighty», dice Alice Cooper dal palco subito dopo una performance esaltante del suo classico datato 1970. Il 74enne rocker di Detroit scherza sulla sua età anagrafica, eppure non sono in tanti, fra quelli della sua generazione, a potersi permettere ancora oggi di esibirsi senza far rimpiangere i tempi che furono. Uno è di sicuro Paul Rodgers, leggendario frontman di Free e Bad Company: ha influenzato intere generazioni di cantanti (fra cui un certo Freddie Mercury), ma ha ancora voce e carisma da vendere. Vedere Alice Cooper e Paul Rodgers che si avvicendano sul palco, fra l’altro in un contesto intimo e informale, non ha prezzo. Nel dubbio, ci siamo goduti il momento.
Siamo a Palm Springs, cittadina dell’entroterra californiano, a un paio d’ore di macchina da Los Angeles, che fin dall’epoca d’oro di Hollywood funge da buen retiro per star del cinema in cerca di tranquillità, pensionati particolarmente abbienti, giocatori di golf e hippie che vedono in questa oasi nel deserto una valida alternativa alla caotica vita metropolitana. L’occasione è encomiabile: si cerca di preservare
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