Tuscia in pillole. Sepolcri d’autore

Una donna angelica e sinuosa, con gli occhi chiusi e la mano destra adagiata sul cuore, che vigila come una Parca sul monumento funebre della famiglia Grispigni presso l‘ingresso del cimitero San Lazzaro di Viterbo. E’ l’approccio migliore per ricordare, nel mese dei morti,  le opere d’arte custodite in questo luogo santo che si annuncia […]

Una donna angelica e sinuosa, con gli occhi chiusi e la mano destra adagiata sul cuore, che vigila come una Parca sul monumento funebre della famiglia Grispigni presso l‘ingresso del cimitero San Lazzaro di Viterbo. E’ l’approccio migliore per ricordare, nel mese dei morti,  le opere d’arte custodite in questo luogo santo che si annuncia con un monito gelido, scolpito nel marmo sopra il cancello d’entrata  “Non è qui tutto l’uomo, vive altrove la divina favilla”, dettato come le altre da tale don Felice Frontini, abate. .

Dopo l’editto napoleonico di Saint-Cluod del 1804 che abolì la sepoltura nelle


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