
Ōsōji: la pulizia giapponese di fine anno che trasforma lo sporco in energia negativa da eliminare
Prima di iniziare, occorre comprendere che l’Ōsōji non nasce per rendere brillante un pavimento, bensì per preparare la casa – e chi la vive – a un nuovo inizio. La cultura giapponese attribuisce agli ambienti un ruolo quasi spirituale: essi influenzano l’umore, il pensiero, perfino la fortuna. Per questo, il rituale di fine anno è...
Prima di iniziare, occorre comprendere che l’Ōsōji non nasce per rendere brillante un pavimento, bensì per preparare la casa – e chi la vive – a un nuovo inizio. La cultura giapponese attribuisce agli ambienti un ruolo quasi spirituale: essi influenzano l’umore, il pensiero, perfino la fortuna. Per questo, il rituale di fine anno è considerato un atto di purificazione, non una semplice faccenda domestica. Se si accogliesse questa logica, le pulizie non verrebbero più percepite come un obbligo, bensì come una scelta consapevole per “fare spazio”, non solo fisico ma emotivo.
Secondo fonti editoriali nipponiche, l’Ōsōji rappresenta la chiusura dell’anno, il momento in cui si eliminano polvere, oggetti inutili e soprattutto stagnazioni. Pulire significa non portare con sé ciò che non serve nel nuovo ciclo. Un atteggiamento che, se adottato, trasformerebbe la percezione dell’ambiente domestico, facendolo diventare alleato quotidiano invece che fonte di stress.
Da dove viene: il senso storico e spirituale
Il termine “Ōsōji” significa “grande pulizia” e non è casuale. Le sue radici risalgono all’antico rituale chiamato Susuharai, letteralmente la “rimozione della fuliggine”, risalente alle epoche imperiali.
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