Net zero o greenwashing? Lo studio che svela le falle nei piani climatici globali
Uno studio su Nature rivela che i pozzi di carbonio naturali non sono sufficienti a compensare le emissioni fossili. Gli scienziati propongono lo “Zero netto geologico” per stabilizzare il clima, puntando su riduzioni drastiche delle emissioni e maggiore trasparenza nei dati forniti dai singoli Stati
Nel dibattito globale sulla crisi climatica, l’obiettivo di emissioni nette zero ha dominato la scena come una delle soluzioni più ambiziose e apparentemente raggiungibili. L’idea del “Net zero emissions” è semplice quanto potente: bilanciare le emissioni di CO₂ generate dalle attività umane con quantità equivalenti di anidride carbonica rimossa dall’atmosfera. Tuttavia, lo studio “Geological Net Zero and the need for disaggregated accounting for carbon sinks”, pubblicato su Nature mette in discussione la solidità di questo approccio, soprattutto quando si fa affidamento eccessivo sui pozzi di carbonio naturali come foreste e oceani, i polmoni verdi e blu della Terra.
Gli scienziati avvertono: i pozzi naturali sono già sovraccarichi e non possono sostenere l’onere delle emissioni future senza compromettere la loro stessa funzionalità. Il professor Myles Allen dell’Università di Oxford, che ha guidato la ricerca,
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